'Emergenza malati non Covid, Sicilia vicina all'implosione'

‘Emergenza malati non Covid, Sicilia vicina all’implosione’

L'allarme del membro del Cts: "serve programmazione".
INTERVISTA CON IL PROFESSORE GIARRATANO
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Il professore Antonello Giarratano, presidente nazionale della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti), è docente universitario, direttore del Dipartimento di Emergenza e Urgenza al Policlinico Palermo e, tra le altre cose, esponente del nostro Comitato tecnico scientifico. Qui, nel corso di una lunga e sostanziosa chiacchierata, dice come la pensa sul momento della pandemia Covid in Italia e in Sicilia, partendo da un elemento che abbiamo sottolineato: la sofferenza dei malati che non sono Covid.

Professore, che sta succedendo?
“Osserviamo il dato nazionale e regionale. L’ottantatré per cento circa della popolazione che ha bisogno di cure ospedaliere non è malata di Covid nelle forme gravi respiratorie che abbiamo conosciuto. Addirittura il 71 per cento ha patologie non Covid che necessitano di cure parimenti urgenti e spesso salvavita  e il 12 per cento dei pazienti che sono positivi al virus non presentano gravi quadri respiratori ma soffrono per un altro problema. Queste persone, quindi la stragrande maggioranza dei pazienti che bussano in questi giorni nei nostri ospedali, scontano ritardi e dilazioni nella cura e sono o dovrebbero essere a questo punto una emergenza da trattare al pari di quella Covid”.

Sintetizziamo.
“A ragionare con calma, avendo chiaro il panorama dei fabbisogni sanitari della nostra popolazione, lo ripeto, è evidente che il problema massimo è l’assistenza per tutti gli altri malati non Covid o Covid positivi ma con altre patologie mediche e chirurgiche da curare”.

Perché?
“Perché, sulla scorta dell’emergenza e senza una corretta pianificazione in diverse parti di Italia, rischiamo di metterli da parte, dando vita a una curva di mortalità che in pochi per adesso pubblicano o attenzionano”.

Rischiamo di metterli da parte, si dice, perché la richiesta di posti e prestazioni Covid è comunque significativa a causa dell’ondata di Omicron. E’ così o c’è dell’altro?
“Che Omicron sarebbe arrivata si sapeva da novembre. In Inghilterra e Germania si viaggiava già oltre i duecentomila contagi giornalieri. Che a due tre settimane dalla crescita di contagio arriva l’ondata di ricoveri e poi di morti lo sanno anche gli opinionisti che si occupano di cronaca nera. Sicuramente la programmazione in Italia è stata, da regione a regione, molto variabile. Le regioni che stanno soffrendo meno hanno programmato comunque Covid e non Covid. Come componente del CTS nella prima fase della pandemia si è avuto un fruttuoso scambio continuo di opinioni tra tecnici e politica che ha portato a soluzioni innovative e il modello è stato quello italiano e nazionale”.

Vuol dire che era tutto prevedibile?
“In una pandemia tutto non è mai prevedibile. A ottobre non sapevamo dell’esistenza di Omicron , ma anche a livello nazionale sapevamo che vaccinarci tutti avrebbe salvato tante vite umane e pianificare avrebbe ridotto impatto e nuova implosione di alcuni sistemi sanitari e che le azioni messe in atto e pianificate siano importanti lo dimostra che in tante regioni si sono avute anche asimmetrie nelle risposte da area metropolitana a area metropolitana che si sono riflesse sull’entità dell’affanno degli ospedali e del territorio di riferimento. E non tutte le azioni nazionali hanno aiutato”.

Anche a Palermo si riconvertono posti letto.
“Questo termine di ‘riconversione’ è un termine emergenziale delle prime fasi della pandemia. Usato adesso è angosciante perché significa che tolgo il posto a un obeso pneumologico non Covid per darlo a un paziente Covid e nella quarta o quinta ondata non può essere utilizzato. Avrei preferito i  termini ‘rifunzionalizzazione e redistribuzione’ per le ragioni espresse e credo che siano chiare. Il quadro della situazione è questo: l’ospedale ‘Cervello’ è ormai Covid all’80 per cento, il Civico sta contribuendo in modo significativo, essendo anche una struttura di grandi dimensioni e fatica a mantenere aperte tutte le attività non Covid. Restano il Policlinico e Villa Sofia come più grandi ospedali dell’area metropolitana di Palermo, uno dedicato anche alla formazione, a fronteggiare quell’ottanta per cento di pazienti non Covid che chiedono salute. Anche queste aziende però adesso  devono contribuire e stanno contribuendo al Covid con una pressione che oggi diventa condizionante le altre attività e il sistema, se ancora pressato dalla ‘riconversione’ e non “’rifunzionalizzato’ nella doppia ottica Covid e non Covid, è a un passo dalla implosione, soprattutto in alcune aree della Sicilia. La pianificazione dell’attività non Covid deve essere programmata e soprattutto attuata”.

Il suo sembra un appello molto critico.
“Guardi, io sono un tecnico, anche se professore universitario non è mio compito mettere i voti né criticare per criticare, ma collaborare e proporre soluzioni che condividiamo, per esempio a livello nazionale, con società scientifiche di altre discipline  nell’interesse dei pazienti che è la cosa che ci sta più a cuore. E questo come società scientifica e come SIAARTI stiamo facendo e i nostri modelli e le nostre proposte sono condivisi e applicati in tante regioni, come la Lombardia la settimana scorsa, che, anche peggio, di noi soffrono in termini numerici il contagio e i ricoveri”.

E ci sono dunque quelli del ‘sentiero di mezzo’. Positivi al Covid ma asintomatici. In ospedale per un altro problema. Che fare, nel dettaglio?
“Come ho detto elaboriamo soluzioni tecniche. Esistono diversi modelli organizzativi che altrove stanno avendo successo. E’ ovvio che a livello nazionale collaboriamo con Ministero, ISS, Agenas e a livello regionale lo facevamo dentro il CTS fino ad alcuni mesi fa. Non siamo i soli specialisti che portano soluzioni e la Sicilia ha tanti tecnici di rilievo in tanti ambiti tutti di interesse attuale. Fummo chiamati il 19 febbraio 2020, nottetempo, dalla istituzione Presidente della regione e corremmo a Catania e, per noi, il 20 gennaio 2022, in termini di disponibilità, non è cambiato niente. Siamo stati i primi a fine febbraio a pubblicare con una ordinanza del Presidente e dell’Assessore le linee guida sulla gestione del paziente critico Covid ben tre giorni prima che le pubblicasse il Ministero. Sui Covid asintomatici, come ho detto, ci sono diverse soluzioni e due modelli prevalgono, non ho idea come medico e come componente del CTS se e quale pianificazione verrà adottata nella nostra Regione. Auspico solo che sia condivisa come a livello nazionale con le società scientifiche di tutte le aree coinvolte, dalla nostra a quelle dei chirurghi a quelle di direzione sanitaria e, visti i risvolti, anche a quelle di Medicina legale”.

Già, i tecnici e la politica, un rapporto altalenante. Come andiamo in Sicilia?
“Le cronache che avete riportato sulla nostra attività come tecnici, sulle nostre opinioni e quale è stato il contributo nella prima fase e quale in quest’ultima le permettono di rispondere a questa domanda”.

L’onorevole Marianna Caronia, di recente, ha chiesto un tavolo tecnico-politico per i fondi della Sanità.
“Sono assolutamente d’accordo. E’ quello che appunto a febbraio 2020 la nostra Regione, istituendo tra le prime il CTS, ha fatto. Sul Pnrr è ancora più importante proprio per le criticità che stanno emergendo nella nostra Regione che per trent’anni non ha pianificato Sanità in modo coordinato e non può sbagliare nell’interesse del popolo siciliano. La politica ascolti i tecnici e poi, come deve essere, la politica da sola decida. Anche diversamente ma, per favore, un momento prima li ascolti“.


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