Cronaca

Covid in Sicilia, la sanità privata fa guerra alla Regione

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19 Novembre 2021, 06:10

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PALERMO – Il livello dello scontro è altissimo. In ballo ci sono 40 milioni di euro e “la sopravvivenza di tante strutture sanitarie che garantiscono assistenza ai cittadini e danno lavoro a migliaia di persone”. Dopo una diffida caduta nel vuoto i titolari di cliniche, ambulatori e strutture private presenteranno un esposto alla Procura della Repubblica di Palermo contro l’assessorato regionale alla Sanità.

Chi sono i protagonisti

Ritengono di essere stati danneggiati dal taglio di 40 milioni di euro dal budget previsto per il 2020. Soldi che non saranno erogati sulla base dell’applicazione di una legge nazionale che ne avrebbe superato una regionale. A muoversi sono stati Domenico Marasà (CIMEST), Salvatore Piscitello (AIPA), Salvatore Calvaruso (ARDISS/FKT), Domenico Marasà (CITDS), Francesco Salerno (CROAT), Salvatore Gibiino (SBV) e Francesco Romano (SIOD). Rappresentano gran parte della sanità privata che copre la quasi totalità delle specializzazioni mediche.

L’emergenza Covid

Nel marzo 2020, in piena pandemia Covid, l’assessorato regionale alla Sanità ha obbligato gli ambulatori convenzionati e quelli in gestione diretta delle aziende sanitarie provinciali a eseguire solo prestazioni urgenti per fronteggiare l’emergenza. Alcune strutture avevano anche deciso di chiudere, ma dall’assessorato partì una diffida: tutte le strutture dovevano restare aperte pena la perdita dell’accreditamento.

Oltre 1800 strutture private

“Con il lockdown le prestazioni erogate si sono ridotte drasticamente a fronte dei costi altissimi sostenuti per restare aperti”, hanno spiegato i titolari delle strutture. Sono 1.800 in tutta l’Isola. In loro soccorso è intervenuta una legge approvata dall’Assemblea regionale siciliana: visto che le strutture sono state obbligate a restare aperte e alla luce del crollo del fatturato veniva riconosciuta una indennità di funzione e cioè il 100% del budget previsto per il 2020, anche se non era stato fatturato. Totale: 400 milioni di euro.

“Nessun regalo, solo ossigeno”

“Nessun regalo, ma solo ossigeno – spiega Gibiino – visto che le stesse strutture sanitarie erano obbligate a fornire prestazioni in extra budget negli anni successivi per compensare i soldi ricevuti”.

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Solo che nel frattempo è subentrata una legge dello Stato che prevede di assegnare alle strutture private non più il 100% ma il 90% del budget e a condizione che venga documentato il calo del fatturato. La Regione ha recepito la legge nazionale, da qui il taglio di 40 milioni.

L’intervento dell’Ars

In caso di leggi concorrenziali quale prevale? Le associazioni sindacali hanno investito della vicenda la “Commissione speciale di indagine e di studio per il monitoraggio dell’attuazione delle leggi” (presieduta dall’onorevole Carmelo Pullara), che ha più volte convocato senza risposta l’assessorato, a dire la sua. Infine ha stabilito che va applicata la legge regionale e con una nota inviata al presidente dell’Assemblea, Gianfranco Miccichè, ha denunciato “la mancata attuazione della norma regionale”.

Prima la diffida

Siamo a fine ottobre. Da allora silenzio. Nel frattempo le associazioni si sono rivolte agli avvocati Claudio Gallina Montana e Vito Agosta che hanno diffidato tutte le aziende sanitarie provinciali della Sicilia ad applicare la legge regionale. I termini della diffida sono scaduti. Hanno risposto solo due aziende sanitarie, tra cui quella di Palermo che ha mostrato un’apertura verso le esigenze delle strutture privata, dicendosi disposta a discutere. Per il resto solo silenzio.

Ora l’esposto

Le associazioni non si arrendono e la vicenda sarà oggetto di un esposto alla Procura della Repubblica di Palermo contro l’assessorato da parte delle associazioni guidate da Marasà, Calvaruso, Romano e Gibiino. C’è una sentenza che dà forza alla loro tesi. Lo scorso giugno il Tribunale di Catania ha dato ragione a un privato condannando l’Asp di Catania a pagare tutte le indennità di funzione non erogate.

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19 Novembre 2021, 06:10

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