28 Giugno 2018, 13:38
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PALERMO – Un difetto di giurisdizione. In pratica, la Corte dei conti non avrebbe dovuto occuparsi della vicenda che ha riguardato il presunto danno erariale contestato all’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, all’ex pm Antonio Ingroia, a ex assessori e burocrati regionali. E’ questo il contenuto di una sentenza della Cassazione che di fatto “chiude” il caso Sicilia e-servizi. Il ‘casus belli’ era stato rappresentato dalle assunzioni nella società regionale dell’informatica degli ex dipendenti del socio privato: secondo l’accusa, quelle assunzioni avevano violato il “blocco” previsto dalle norme.
Le Sezioni uniti civili della Corte di Cassazione presiedute da Giovanni Mammone hanno così accolto i ricorsi dei politici e degli amministratori, al termine di un tortuoso percorso. Già in primo grado, infatti, la Corte dei conti si era espressa per il difetto di giurisdizione. Ma in Appello era stato accolto il ricorso della Procura, e così il processo contabile è ripreso. Fino all’ultima sentenza, quella della Cassazione, che ha annullato senza rinvio la precedente sentenza, mettendo fine al procedimento contabile, dichiarando la Corte dei conti non competente in questa materia che deve essere invece oggetto dell’esame del giudice ordinario.
Il “cuore” della sentenza è tutto nella natura della società Sicilia e-servizi. Su questo si è giocato il contraddittorio tra procura e legali. Per i ricorrenti, infatti, la natura “privata” di Sicilia e-servizi non era venuta meno né per il fatto che si trattava di una società “in house”, né per il fatto che fosse partecipata (e quindi finanziata) da un ente pubblico come la Regione, né, infine, per il fatto che nel frattempo era stata messa anche in liquidazione. La giurisdizione della Corte dei conti insomma verrebbe attivata solo nel caso in cui il presunto danno erariale fosse commesso all’interno di enti pubblici per natura.
E così, cade la contestazione*. Oltre a Crocetta e Ingroia (difeso dagli avvocati Massimiliano Mangano e Mario Serio), nell’indagine della Procura della Corte dei Conti erano coinvolti gli ex assessori Antonino Bartolotta (difeso da Cecilia Nicita), Ester Bonafede e Dario Cartabellotta (difesi da Carmelo Carrara e Giuseppe Cozzo), Nelli Scilabra, Michela Stancheris (difesa da Francesco Stallone), Patrizia Valenti e l’avvocato dello Stato Giuseppe Dell’Aira (difesi, così come Crocetta dagli avvocati Giovanni Immordino, Giuseppe Immordino, Salvatore Raimondi e Attilio Luigi Maria Toscano), l’ex ragioniere generale Mariano Pisciotta (difeso da Stefano Polizzotto) e Rossana Signorino, dirigente del servizio partecipate. Nel frattempo, anche l’inchiesta per peculato si è conclusa con una archiviazione. Il “caso” Sicilia e-servizi è chiuso.
L’ex presidente della Regione Rosario Crocetta commenta così a Livesicilia la notizia: “Quattro anni di commenti negativi anche giornalistici chi me li restituisce? La sentenza fa giustizia e chiude la vicenda. Per la quale ho subito prima un’inchiesta penale che poi si è chiusa. Con tutto quello che si scatena quando si finisce sotto inchiesta. Poi ho dovuto subire quattro anni di avvocati e di tensioni quando no c’era nemmeno il presupposto minimo perché io potessi essere persino indagato”. “Ho operato nell’esclusivo interesse della Regione – aggiunge l’ex governatore -, ottemperando peraltro a un parere legale. La mia coscienza è stata sempre a posto. Non avevamo alternative, salvo chiudere la società”.
* Nel passaggio di una precedente versione dell’articolo abbiamo usato il termine “condanna”, che non è mai arrivata, al posto di “contestazione” della Procura. Ci scusiamo con i lettori e i diretti interessati.
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28 Giugno 2018, 13:38