Economia

Sicilia e superbonus edilizio: i lavori si fanno ma non si pagano

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07 Gennaio 2024, 07:08

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L’edilizia e la Sicilia: un binomio inscindibile. La fregola edificatoria con cui si è proceduto alla cementificazione che ha condotto all’espansione dei centri urbani (ricordate il sacco di Palermo?) ci ha consegnato un patrimonio edilizio dalla qualità complessiva piuttosto discutibile.

Per averne prova, basta alzare gli occhi verso i balconi di un qualsiasi condominio costruito a cavallo tra gli anni 60 e 70 del secolo scorso: ben difficilmente ne troverete uno in ordine. La maggior parte si è sbriciolata per colpa della qualità pessima delle materie prime impiegate: calce, cemento e sabbia. Rigorosamente intrisa di salsedine. Risultato: corrosione assicurata e continui rappezzi.

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L’edilizia e la Sicilia, ossia la febbre delle seconde case. U villino. Non si contano quelle costruite senza concessione edilizia, in attesa del condono o della sanatoria. Leggenda vuole che un penalista d’altri tempi di quelli, per intenderci, dalla retorica immaginifica quando non sapeva che argomenti addurre a difesa di un proprio cliente accusato di abusivismo edilizio, concludeva l’arringa chiedendone l’assoluzione perché l’edilizia era la dimostrazione della vitalità del nostro popolo siciliano. Dubito che un argomento del genere possa avere mai fatto breccia nell’animo del pretore.

Ricordi a parte, dal post-lockdown con il decreto Rilancio del 2020 – il Governo ha deciso di puntare sull’edilizia per fare ripartire l’economia. E non solo in Sicilia, s’intende. Sono nati così i tanti bonus, tra i quali il principe indiscusso è lui: il 110%. Si poteva utilizzare in due modi: con la detrazione fiscale e con lo sconto in fattura. Chiedete a chi volete: l’unica modalità operativa veramente attraente era la seconda, che ha dato a tutti l’illusione della gratuità totale.

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I lavori si fanno, ma non si pagano. Questo è il messaggio che è passato. Un meccanismo presto rivelatosi insostenibile, sia sul piano economico, sia su quello operativo. Tanto che oggi si parla di ridurlo al 70%, per poi passare al 65 nel 2025 e, quindi, essere abolito. A parte le ditte edili nate dall’oggi al domani, i costi dei materiali alle stelle e l’infinita quantità di cantieri iniziati e lasciati in asso per l’impossibilità di rispettare le scadenze e di anticipare i costi dei lavori, rimane il dubbio che la qualità delle opere sarà strettamente dipendente dalla fretta con cui sono state eseguite (quando sono state eseguite).

Lasciamo perdere tutto il contenzioso che ne è derivato e che ancora ne deriverà (civile, penale, amministrativo e tributario). A preoccupare è il dubbio che proprio le finalità degli altri bonus a tema energetico e antisismico possano essere mortificate per via del marasma che oggi caratterizza l’intero settore economico delle opere edili. Vedremo, tra continue proroghe e cambi di rotta, cosa resterà di questi bonus e auguriamoci che l’idea dei lavori gratis possa svanire definitivamente: l’esperienza quotidiana dimostra che nessuno regala niente.

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07 Gennaio 2024, 07:08

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