Voto in Sicilia, centrodestra: la festa dei separati in casa - Live Sicilia

Voto in Sicilia, centrodestra: la festa dei separati in casa

Nervi tesi in entrambe le coalizioni. Sorpresa De Luca a Messina.

PALERMO – La reconquista di Palazzo delle Aquile da parte centrodestra viene salutata con contenuto entusiasmo (emblematica una festa sobria non soltanto in termini alcolici). Una vittoria netta ma non bulgara (come qualcuno immaginava alla vigilia del voto) che è però il preludio di una discussione sul futuro della coalizione che non sarà priva di ostacoli. Il leitmotiv è sempre lo stesso: Musumeci bis sì o no. 

La percezione chiara al comitato del neo sindaco Roberto Lagalla, allestito al San Paolo Hotel, si avverte quando fa il suo ingresso il coordinatore di Forza Italia Gianfranco Miccichè. Le prime proiezioni indicano gli azzurri primo partito in città e assegnano ai Miccichè’s boys la vittoria del derby, tutto interno alla coalizione, tra Forza Italia e Fratelli d’Italia (in tandem con Db). Ma non solo. Contestualmente arrivano i dati di Messina sull’exploit del candidato di Cateno De Luca, Federico Basile, sostenuto anche dai salviniani: la tempesta perfetta. 

Miccichè in un colpo solo boccia il bis di Musumeci a Palazzo d’Orleans (“non c’è dubbio che debba fare un passo indietro”) e ammicca all’ex sindaco di Messina. Poi va via, ma non prima di togliersi un sassolino dalla scarpa. 

Nella hall dell’albergo incrocia l’assessore Gaetano Armao che gli stringe la mano e gli fa i complimenti per il risultato ma il coordinatore azzurro lo gela: “I tuoi complimenti non sono graditi” gli dice il coordinatore, adirato perché l’assessore avrebbe piazzato i propri candidati nelle liste dell’ex rettore e non all’interno di Forza Italia. 

Negli stessi istanti al comitato fa il suo ingresso il presidente Musumeci (in compagnia del fido assessore Ruggero Razza) che rilascia dichiarazioni di segno opposto. “Questa è la vittoria del governo della Regione”, dice. E dà una stoccata all’alleato riottoso. “I desideri non diventano sempre diritti”, risponde a Miccichè invocando l’unità della coalizione. Insomma, il futuro del centrodestra siciliano, nonostante la vittoria di Palermo, rimane incerto. Si profila un nuovo muro contro muro tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini (che potrebbe essere tentatissimo dal giocarsi la carta De Luca).

Ma le rivendicazioni del day after dipenderanno molto dal pallottoliere e dai voti delle liste nei principali comuni al voto. 

Ma se Atene piange, Sparta non ride. Tutt’altro. Il centrosinistra isolano incassa la sonosra sconfitta di Palermo e attende i dati definitivi delle liste (destinati a rimescolare i rapporti di forza interni alla galassia giallorossa con i dem primo partito della coalizione e i pentastellati in caduta libera). 

Numeri alla mano l’idea di allargare il campo ai liberali del ondo renziano, calendiano e boniniano (vedi alla voce Ferrandelli) si concretizza già a fine serata nelle parole del segretario regionali del Pd Anthony Barbagallo. “Il nostro campo è quello progressista inclusivo. Con i 5 Stelle abbiamo un accordo significativo che abbiamo avviato prima di tutti e che alle scorse amministrative ci ha consentito di vincere in diversi comuni. E sono convinto che alle Regionali abbiamo le carte in regola per concorrere. 

Le primarie sono inclusive e dunque anche Italia Viva, +Europa e Azione possono partecipare”, dichiara Barbagallo (in linea con quanto detto da Letta) a qualche ora di distanza dall’apertura che fa l’alleato e candidato alle primarie Claudio Fava. “Dividere e dividersi non paga. L’ottimo risultato di Fabrizio Ferrandelli aggiunto ai voti per Miceli avrebbe messo in discussione la vittoria del centrodestra. Forse questa idea di perimetro va rivista e allargata non certo ai pezzi di ceto politico del centrodestra quanto alle molte esperienze di civismo estranee ai partiti tradizionali, alle storie individuali, ai percorsi fuori dagli schemi. Il discrimine dev’essere questo centrodestra: o stai con loro o lavori per costruire un’alternativa. Senza dividerti”, dice Fava. Parole accolte da un assordante silenzio dai pentastellati. Domani è un altro giorno, ancora tutto da scrivere.

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