09 Dicembre 2021, 15:33
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Intel inside Catania: si riaprono i giochi per la Sicilia e per l’area industriale della città etnea, che riprende improvvisamente e seriamente quota come papabile polo di Mezzogiorno del colosso statunitense. Dal fuori griglia alla pole position: la notizia, la dà brevi manu l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano, a margine dell’incontro di approfondimento con la stampa sulla neonata – e travagliata – legge di riforma su Irsap e aree industriali: luogo non casuale, dal momento che – dice l’assessore – “è proprio la nuova legge ad aprire gli spiragli logici e offrire gli strumenti normativi per il grande investimento di Intel in Sicilia”. In breve, a sventare l’effetto-spezzatino di aree distanti l’una dall’altra e quindi di fatto inutili, nonostante l’estensione complessiva, per i grandi insediamenti e investimenti. “I giochi sono più che riaperti. Abbiamo mandato una nota al Mise nella quale spieghiamo tutto ciò che stiamo facendo, dunque il dossier presentato dalla Regione – dice Turano a Livesicilia – è stato considerato più che in corsa, superando gli scogli di ammissibilità che fino a ieri c’erano per le difficoltà, legate alla vetustà della legge prima in vigore, di reperire ettari sufficienti in continuità nelle nostre aree industriali, in particolare quella etnea, indicata come sede migliore dalla multinazionale americana dei processori e dei microchip. Per fare un parallelo calcistico, se prima eravamo in panchina, oggi siamo titolari, regolarmente in campo. L’interlocuzione con il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, la tiene direttamente, come è giusto, il presidente della Regione Nello Musumeci, che finalmente ha gli strumenti necessari di organizzazione e legislazione elaborati in queste stanze d’assessorato e approvati con grandissima responsabilità bipartisan dall’Ars. Io il Parlamento lo ringrazio tutto, anche chi ha votato contro perché non convinto da alcune norme: ha dato grande prova”.
FATTA LA LEGGE, TROVATO IL PERCORSO
In campo, e – secondo Turano – senza più infortuni di carattere amministrativo o burocratico. Lo si capisce dall’illustrazione di ciò che cambia normativamente: “Uno dei nodi risolto dalle norme approvate alcuni giorni fa dall’Ars – spiega Turano – riguarda infatti il regime delle aree limitrofe alle aree un tempo sotto il controllo dei consorzi Asi: aree private che potranno ospitare dunque – nella misura massima del 10 per cento dell’estensione dell’area industriale nel suo complesso, capannoni in continuità con gli ettari di pertinenza delle aree industriali”. Dunque, la chiave è la possibilità di consentire attività immobiliari nelle aree confinanti, aventi a che fare con gli scopi delle aree di sviluppo. La chiave, ancora, è nel paio di righe di quella norma, che Turano compita soddisfatto: “Al fine di accelerare i processi di crescita del sistema produttivo, l’Irsap promuove l’ampliamento delle aree di sviluppo industriale esistenti mediante l’inclusione di aree confinanti alle stesse, anche con difformi destinazioni urbanistiche”.
CACCIA ALL’AREA
In parole povere: “Se l’Irsap diventa agenzia per gli investimenti e le do i soldi necessari, la sua attività non può restare confinata ai propri terreni, ma deve pure essere dotata di una flessibilità che stimoli gli investimenti anche nei fondi confinanti. Uno strumento – avverte Turano – che, lo dico subito, sarebbe ridicolo chiedere di attivare per micro capannoni. Ma se bussa l’Intel di turno, è un discorso che va fatto”. Il retroscena è presto svelato: “Intel ci ha scritto ufficialmente, chiedendo 160 ettari in continuità – continua Turano – e noi siamo stati costretti a rispondere che non li abbiamo, pur… avendoli. Era insuperabile il problema dello spezzettamento dei singoli lotti. Ettari in realtà ne abbiamo in abbondanza, ma separati fra loro, per raggiungere l’estensione necessaria a uno stabilimento che, come è ovvio, tutto può essere, fuorché spezzettato”. In mezzo, tentativi frustrati di reperimento: “Abbiamo chiamato il Comune di Catania, che di ettari ne ha 60, l’Esa, che ha risposto con 50, l’Asi con i suoi appezzamenti. Ci arrivavamo, ma senza continuità. Un paradosso al quale le nuove norme pongono rimedio”.
LE ALTRE NOVITÀ
Sempre discorrendo della nuova legge, alla presenza pure del commissario ad acta di Irsap Giovanni Perino e del direttore generale Gaetano Collura, va in archivio con l’approvazione la lunga querelle sul trasferimento di strade, servizi e impianti di depurazione ai Comuni. Sulle questioni personale, cioè pensionati e precari con contratti a tempo determinato (33 unità) arrivano rassicurazioni: mantenuto l’impegno di inserimento in finanziaria delle somme occorrenti. Turano sottolinea poi “la fondamentale importanza dell’istituzione di due Zes in corrispondenza di altrettante aree industriali: con le connesse semplificazioni burocratiche e, soprattutto, il credito di imposta spendibile in macchinari e capannoni, immaginiamo i vantaggi per i piccoli ma pure per i grandi investimenti internazionali”. Altro punto caldo, la radicale riforma del cda, la cui composizione da tre membri è passata a cinque (tre di nomina regionale e uno ciascuno in quota industriali e pmi) però senza l’elefantiaca consulta di venti componenti rappresentanti di tutte le categorie produttive siciliane, “finanche allevatori e agricoltori”, sospira Turano, “con potere di veto su ogni singola delibera: tradotto, una paralisi che dal 2012 ha portato al mancato insediamento sia del cda che della consulta”. Rimasto il criterio del sorteggio per la nomina dei revisori dei conti, sale dal 5 al 15 per cento la porzione di spazio interno destinabile al commercio al dettaglio, “superando ogni maliziosa interpretazione che grazie alla precedente legge ha portato a costi bassissimi all’insediamento di centri commerciali e supermercati su aree a destinazione industriale”. E poi, il vincolo di continuità nell’attività post concessione, che da 5 anni scende a 3, decorso il quale si può alienare ma pure cambiare il vincolo d’uso (giammai di destinazione: industriale tout-court. Cioè, per esempio, produrre mascherine anziché calzini, se il mercato lo richieda. E cambia anche il cambiamento nella procedura di formulazione delle graduatorie, “un tempo bimestrali e redatte in modo discutibile sulla base di spesso fittizie indicazioni sul numero di dipendenti. Ora la graduatoria sarà univoca, sulla base delle aree a disposizione”, conclude l’assessore.
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