16 Settembre 2022, 06:00
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Ci sono almeno due Sanità in Sicilia. La prima la stiamo raccontando da sempre, con i suoi drammi, con i suoi guai, con un uomo steso a terra nel pronto soccorso palermitano di Villa Sofia. E’ la Sanità di chi ha un problema di salute e deve arrangiarsi con quello che c’è, in un contesto difficile, a livello nazionale, con le liste d’attesa, con i servizi balbettanti, con un territorio che ancora propone, generalmente, l’ospedale o nulla.
E’ la Sanità del popolo. Di chi, magari, accetta di aspettare quindici ore nei pronto soccorso, perché si fa comunque prima dei mesi che ci vogliono per un accertamento. Un giudizio non dissimile dal vero l’ha dato il dottore Giuseppe Bonsignore, medico e sindacalista, tra pandemia e lento ritorno alla normalità: “Gli ospedali siciliani hanno retto, grazie alla buona volontà degli operatori sanitari e alla struttura commissariale. Ma tantissimi pazienti ordinari hanno dovuto rinunciare alle cure e sono tuttora in grave difficoltà, anche per patologie importanti”. E’ la Sanità siciliana, vista con gli occhi stanchi di chi le chiede qualcosa ogni giorno. Eroica nell’affrontare il Covid. Inceppata, sovente, come accade da anni, nel suo rapporto con il pubblico. E’, politicamente, nel suo bilancio, la Sanità del presidente Nello Musumeci e dell’assessore Ruggero Razza, tra ordinanze per limitare i danni del Coronavirus e inchieste che hanno gettato, comunque, un’ombra sul contesto, prima dell’esito giudiziario.
Ieri, a Catania, nel corso della convention di cui abbiamo dato conto qui, Renato Schifani, candidato a Palazzo d’Orleans per il centrodestra, ha promosso tutti. A pienissimi voti. “Erediterò un buon governo e non avrei mai accettato questo incarico se non avessi avuto la certezza di trovare la condivisione interiore da parte del presidente Nello Musumeci – ha detto Schifani -, perché quando si ama la propria terra, non ci si può dividere e se la politica paralizza la propria terra, allora sbaglia. Proseguiremo l’azione del governo Musumeci, questa sarà la mia linea, anche nella sanità, settore in cui l’assessore Razza ha fatto benissimo. In Sicilia – ha aggiunto – è stato fatto tanto e con il presidente Musumeci avete gestito una fase difficile come la pandemia. Nel doveroso silenzio istituzionale che mi impone la mia figura di presidente emerito del Senato, sono stato vicino in quella fase difficile sentendo spesso sia il presidente Musumeci che l’assessore Razza. E se sarò eletto la prima persona che chiamerò sarai tu, Ruggero, per comprendere meglio ed avere un quadro sui temi del Pnrr, una scommessa che non possiamo perdere”.
Si tratta di un passaggio assai significativo nell’altra Sanità, quella dei ‘potenti’. Definizione che descrive semplicemente la politica che, in quanto politica, può. Nel senso del bene comune, ovviamente. Sono parole che cadono nell’epicentro di una contesa intorno all’assessorato alla Salute che, per risorse, potere e prestigio, rappresenta uno dei tasselli ambiti della spartizione post-elettorale. Il commento di Schifani è un riconoscimento graditissimo ai musumeciani, costretti ad abdicare, nonostante la voglia irresistibile di un Musumeci-bis. E chissà come l’avrà presa Gianfranco Micciché, che milita sul fronte dell’anti-musumecismo più acceso. A questo punto la domanda potrebbe suonare fastidiosa: a cosa è servito mandare via Nello se, al suo posto, dopo le elezioni, in caso di vittoria del centrodestra, ci sarà qualcuno che dice di volere riprendere da dove il predecessore ha lasciato? (Roberto Puglisi)
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16 Settembre 2022, 06:00