27 Aprile 2018, 15:19
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PALERMO – È la Sicilia la regione che sconta la quota più alta di persone che vivono in condizione di grave ‘deprivazione’, ovvero in forte difficoltà economica, risultando, tra l’altro, in ritardo con bollette e affitti, o non potendosi permettere una settimana di vacanze. Nella regione l’incidenza del fenomeno arriva al 26,1% nel 2016, toccando così uno su quattro, in tutto 1,3 milioni di siciliani. Lo rileva l’Istat in ‘Noi Italia’, dove per l’intera Italia registra un indice più che dimezzato rispetto al dato della Sicilia (12,1%).
Il rapporto presentato oggi traduce in statistiche i dati di 100 indicatori raccolti in sei aree e 19 settori. L’Istituto di statistica fotografa la posizione del Paese nel contesto europeo con un focus dettagliato su ogni regione. I dati si riferiscono ad anni diversi. Alcuni degli indicatori sono riferiti alla situazione al 2015 altri sono aggiornati al 2017.
La Sicilia rimane generalmente nelle ultime posizioni per ciò che riguarda i settori economici. Ad esempio, nel 2017, mentre il 50,5% del campione intervistato in tutta Italia si dichiarava soddisfatto della propria situazione economica in Sicilia questo accadeva solo per il 36%. E d’altronde mentre le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto pari, in media, a 29.988 euro (circa 2.500 euro al mese) nel 2015 in Sicilia il reddito familiare netto medio era pari a 21.946 euro, ovvero 1.829 euro mensili. L’Isola inoltre è penultima, dietro alla Calabria, per la povertà relativa con il 22% delle famiglie. Sicilia e Calabria si dividono inoltre il primato per l’elevata concentrazione di disuguaglianza dei redditi.
Il dato sull’occupazione, riferito al 2017, è devastante: la Sicilia è terza, staccata di poco da Calabria e Campania per percentuale di disoccupazione giovanile. Il 52,9% dei giovani siciliani, infatti, non lavora. In relazione al 2016 la regione registra comunque un miglioramento di 4,3 punti percentuali se si considera che il tasso di quell’anno si era attestato al 57,2%. In leggero miglioramento, invece, il dato generale sul tasso di disoccupazione: nel 2017 è stato pari al 21,5%, mentre nel 2016 era arrivato al 22,1: una percentuale che piazza comunque 11 punti percentuali dal dato nazionale.
Altra maglia nera per l’Isola è quella dell’istruzione. Il 37,6% dei giovani siciliani non studia e non lavora; la Sicilia ha il tasso più alto. La regione è seconda (con il 20,9%) per abbandoni scolastici. Ultima per il tasso di giovani fra i 30 e i 34 anni con un’istruzione universitaria (19,1%). Il 50,5% degli adulti, inoltre, è in possesso soltanto di un diploma di scuola media e con questo caso a fare peggio della Sicilia è soltanto la Puglia.
Ma non è tutto nero l’orizzonte siciliano. Nel report anche qualche dato positivo. La Sicilia è terza, dietro a Lazio e Lombardia, per traffico passeggeri presso gli aeroporti con 15,5 milioni di imbarchi. Malgrado ciò la regione arriva 12esima per numero di notti trascorse dai turisti in viaggio. L’Isola, inoltre, è 17esima per lunghezza dei pernottamenti con 3,1 notti mediamente di permanenza: in questa speciale classifica la palma d’oro va alla Calabria, dove la permanenza è mediamente di 5,3 notti.
L’ultima nota stonata riguarda l’atavico problema dei rifiuti: alla Sicilia va la maglia nera per la percentuale di raccolta differenziata. Nonostante l’aumento della quota al 15% circa (2,6 punti in più rispetto al 2015) si conferma la regione più lontana dai target europei prefissati. La quota di rifiuti differenziati nell’Isola è di 71,8 chili per abitante, quantità ben lontana dai 396 chili dell’Emilia Romagna. Quasi gli stessi chili, invece, in Sicilia vengono conferiti in discarica: 371,6 per abitante.
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27 Aprile 2018, 15:19