13 Giugno 2013, 13:48
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PALERMO – Sono numeri da record quelli dell’abusivismo edilizio in Sicilia. Nel 2011 gli abusi edilizi scoperti sono 3.925, mentre quest’anno – con un dato ancora incompleto – la cifra tocca quota 3.100. Ancora più significativi i numeri che considerano la volumetria di abusi accertati nell’ultimo biennio: più di un milione e mezzo di metri cubi sono per gli abusi più gravi, quelli che riguardano gli edifici costruiti in aree soggette a rischio sismico e idrogeologico. A scoperchiare il vaso di Pandora è l’assessorato regionale al Territorio che quest’oggi ha presentato il Rapporto 2012 sull’abusivismo edilizio.
“Questo rapporto vuole testimoniare una svolta – afferma l’assessore Mariella Lo Bello – ed un segnale ben preciso. Il nostro governo si è insediato nei giorni di via Bagolino e da poche ore è stato abbattuto l’ecomostro di Scala dei Turchi. Due eventi simbolici importanti”. Dal rapporto emerge un altro dato choc, quello delle richieste di sanatoria: 770.698 nel 2009, 771.413 nel 2010 e 758.856 nel 2011. Di richieste ne spuntano di nuove ogni anno, nonostante l’ultima legge che permette di sanare costruzioni originariamente abusive sia del 2008. Questa variazione è dovuta al fatto che è possibile comunque chiedere una sanatoria per quegli edifici soggetti a ordinanze di dissequestro o di vendita in aste giudiziarie.
Tutti i centri siciliani sono toccati dal fenomeno, ma la capitale dell’abusivismo è Catania. Nella provincia etnea sono stati accertati nel 2011 poco meno di mille abusi per 250mila metri cubici, mentre nell’anno in corso siamo già a quota settecento, con i dati non completi. Non va meglio a Palermo dove nel 2011 gli abusi accertati sono 692 per 150mila metri cubici e a Trapani che nell’ultimo biennio supera quota mille abusi. Un caso particolare è poi quello di Messina. “Nella provincia messinese – sottolinea Mariella Lo Bello – la quasi totalità dell’abusivismo riguarda strutture costruite in zone in cui c’è un vincolo di natura idrogeologica e sismica”. Viene subito a mente la tragedia avvenuta a Giampilieri quasi quattro anni fa. “Il nostro monitoraggio – afferma il dirigente generale del dipartimento per l’Urbanistica, Gaetano Gullo – vuole dare un segnale per evitare che disgrazie come quella di Giampilieri possano ripetersi. La prevenzione è fondamentale”.
C’è poi in evidenza una realtà di 35mila edifici siciliani costruiti entro i 150 metri di distanza dal mare. “Se guardiamo la crescita di questo dato – prosegue Gullo – notiamo come subisca un incremento ogni volta che il governo nazionale ha approvato una sanatoria”. In effetti nel 1976 le case costruite a ridosso della battigia erano meno della metà, vale a dire 13mila. E un quarto di secolo dopo il loro numero è cresciuto di oltre ventimila unità.
E le demolizioni? Lo scorso anno sono state esattamente 98, mentre le ordinanze di demolizione erano più di 1.200. I dati sono bassi, perché le demolizioni hanno un costo decisamente alto. “Le soluzioni di natura tecnica le stiamo studiando – dice Mariella Lo Bello – ma intanto è fondamentale che i Comuni acquisiscano quegli edifici da demolire. Questo nel 2012 è stato fatto solo in sette casi su oltre mille pratiche che lo avrebbero previsto”.
Da parte dell’assessorato al Territorio arriva intanto un deterrente. Infatti negli scorsi giorni è stato emanata una circolare a tutti i Comuni della regione che impone entro quattro mesi di accelerare le operazioni che impongono l’acquisizione al demanio di quelle strutture che vanno demolite. In caso contrario sarà la stessa Amministrazione regionale a denunziare all’autorità giudiziaria gli inadempienti, con anche lo spettro del commissariamento per i Comuni che non rispettano le regole.
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13 Giugno 2013, 13:48