27 Ottobre 2021, 18:21
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Si è conclusa l’ottava edizione di Taormina Gourmet, l’evento dedicato alle eccellenze del food & beverage del Sud Italia firmato Cronache di Gusto e Associazione Bica. Una tre giorni in cui, negli spazi di Villa Diodoro, si sono susseguiti forum, cooking show di chef e pizzaioli e masterclass con degustazioni di vini, dedicati alle eccellenze italiane e finalizzati alla promozione del vino e del mondo agroalimentare.
Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di Gusto e ideatore di Taormina Gourmet, ha più volte sottolineato come l’evento abbia voluto puntare la massima attenzione sull’importanza di un’alimentazione sana e uno stile di vita salutare.
Nell’ambito della prima giornata è stato consegnato il riconoscimento Fish Academy per la sostenibilità, in collaborazione con Consorzio Ricrea, associazione Ancit e Anfima, alle aziende siciliane ittico- conserviere che si sono distinte per tracciabilità, qualità e sostenibilità.
Premiate le aziende Balistreri Girolamo & Co di Aspra (Bagheria-Palermo), Bluemar di Sciacca (Agrigento), Franco Adelfio di Marzamemi (Pachino – Siracusa), Nutritalia di Trappeto (Palermo), Peppino Brunetto di Aspra (Bagheria – Palermo) e Testa Conserve di Catania.
A motivare il premio l’attenzione alla qualità del prodotto ma anche al rispetto della sostenibilità. L’evento si è focalizzato, infatti, sulle aziende ittiche che rappresentano non solo la tradizione siciliana ma anche, e soprattutto, capaci di offrire quello che il mare dona come risorsa: quest’ultima, non essendo infinita, va certamente preservata.
Nel corso della manifestazione è stata lanciata l’idea di implementare l’utilizzo dell’acciaio, materiale totalmente riciclabile. Per questo motivo durante i cooking show, distribuiti nella varie giornate, sono stati utilizzati contenitori di acciaio al posto dei piatti. “Dal riciclo dei metalli si potrebbe fare tanto perché il metallo viene riciclato all’infinito e garantisce la corretta conservazione del prodotto e il rispetto dell’ambiente”, ha dichiarato Nino Salerno, presidente del consorzio Ricrea. Infine, ma non per ultimo, l’appello di non acquistare senza conoscere la provenienza e la conservazione del pescato.
Sempre nel corso della prima giornata si è tenuto il forum “Turimo di lusso in Sicilia, un binomio possibile?”
Il forum, coordinato dal direttore di Cronache di Gusto, Fabrizio Carrera ha dato voce per brevi ed incisivi interventi ad albergatori, direttori degli aeroporti, presidenti dei porti turistici, tour operator, imprenditori di società di trasporto, divulgatori culturali.
Ad aprire il forum il Sindaco di Taormina, Mauro Bolognari: “Il primo concetto da chiarire riguarda la definizione di lusso, data troppo spesso per scontata. Esistono tanti tipi di lusso che vanno continuamente rivisitati. Oggi chi è veramente ricco, non fa cose da ricchi, nel senso tradizionalmente inteso. Sono tante le Sicilie da scoprire e le esperienze del lusso da vivere”.
Giovanna Manganaro del Boutique Hotel Monaci delle Terre Nere, Zafferana Etnea. “Negli ultimi anni si è moltiplicato il concetto del lusso. I clienti cercano l’esperienza che emozioni, cercano l’autenticità. Lusso oggi è bere un bicchiere di vino di qualità, al tramonto, dinanzi ad un panorama indimenticabile, immersi nel silenzio della natura. Lusso oggi è fermare nella memoria quel momento”.
Dario Ferrante, Ceo di Absolute Sicily Experience Luxury. “Sicilia e lusso è un binomio possibile. Raggiungibile attraverso le eccellenze e ad operatori specializzati. Oggi alle problematiche legate alle infrastrutture si è aggiunta la pandemia, ma ritengo che gli investimenti di importanti catene alberghiere e l’incremento delle rotte aeree, potranno fare la differenza per la ripresa economica. Serve una forte sinergia, tra gli attori coinvolti, e non agire più in modo scomposto e autoreferenziale”.
Renato Maugeri, proprietario dello Zash Boutique Hotel ha dichiarato che “il turismo di lusso ha tante facce, iI turista cerca luoghi dove stare bene, che lo emozionino. E in Sicilia il binomio turismo-agricoltura e turismo eco-compatibile può soddisfare ogni esigenza. Quest’Isola è un continente fatto di enormi biodiversità. La verità è che non è la Sicilia che cerca il lusso ma il contrario”.
Irene Taormina, cantina Duca di Salaparuta e Florio, ha spiegato l’importanza di emozionare il turista ma anche di dare vita ad un sistema che unisca le varie parti, “per far sì che il cliente vada via con un ricordo bellissimo di questa terra straordinaria e porti in giro per il mondo la cultura siciliana”.
Mario Faro, proprietario del Donna Carmela Resort e Radice Pura ha dichiarato che “bisogna agire su due fronti, aumentare le strutture ed estendere il turismo di lusso all’intero anno e non limitarlo alla stagione estiva. La Sicilia non è solo una destinazione balneare”.
Due grandi denominatori comuni, dunque: la consapevolezza di una Sicilia ricca di risorse, da una parte, e l’immediata esigenza di apportare migliorie sul fronte infrastrutture e networking, dall’altra.
Nell’ambito della seconda giornata ha avuto luogo Sud Top Wine, il grande concorso enologico internazionale organizzato dall’associazione Bica e da Cronache di Gusto, che premia i vini del Sud.
Sud Top Wine ha riconosciuto il podio, quest’anno, a sei regioni italiane: Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia e Sardegna. La Sicilia è stata premiata in ben otto categorie, dove non ha raggiunto il primo posto è stata winner, ovvero secondo e terzo posto ex aequo. La commissione internazionale, presieduta da Daniele Cernilli, direttore di Doctor Wine, ha degustato circa 600 vini, e 63 sono stati premiati, in rappresentanza di 21 categorie.
La giuria, insieme a Cernilli è stata presieduta da Fabrizio Carrera, da Federico Latteri, esperto di vino, wine writer di Cronache di Gusto, collaboratore della Guida Essenziale ai Vini d’Italia, curatore della Guida ai Vini dell’Etna, e da Gino Colangelo dell’agenzia di pr Colangelo & Partners.
Daniele Cernilli, ha sottolineato, come il concorso rappresenti una grande occasione per fare il punto sulla vitivinicultura nell’ Italia meridionale. “Il Sud Italia è la nuova frontiera del vino di qualità, nuova ma antica al tempo stesso, dal momento che la vitivinicultura è nata in questi territori. Diciamo però che negli ultimi anni il Sud ha riconquistato una centralità non solo sulle quantità di prodotto venduto, ma anche sulla qualità. Si tratta di vini ricchi di biodiversità, come lo sono in generale i vini italiani, ma il Sud ne è la culla”.
L’ultimo forum, nella giornata conclusiva di lunedì 25 ottobre, “Che ne cosa facciamo del vino siciliano?”, moderato da Fabrizio Carrera, ha chiuso il confronto e il dibattito fra operatori del settore, aprendo la prospettiva ad un futuro del vino prodotto nell’Isola che punti ad una sempre maggiore preparazione professionale, alla creazione di ambasciatori del vino siciliano, ad un potenziamento dell’identità del prodotto attraverso la qualità, alla fidelizzazione dei sommelier, ad una migliore capacità d’accoglienza.
Si è parlato anche di prezzi, spesso ritenuti troppo bassi, ma innalzarli non corrisponde ad elevare la qualità del prodotto. Renato De Bartoli, dell’omonima cantina marsalese, ha spiegato che è facile che una bottiglia venduta in Italia a 5 euro decolli a 40 all’estero. “I turisti – ha dichiarato – sono stupiti dei prezzi bassi italiani, ma del resto per noi un euro in più per bottiglia farebbe margine, per un ristoratore molto meno”. Franco Rodriguez, sommelier di Marsala, ha sottolineato che non bisogna abusare della leva del prezzo dei vini siciliani, ma nemmeno creare problemi di credibilità nel posizionamento degli stessi. “Occorre puntare alla promozione di vini fortemente identitari- ha detto- come il catarratto ad esempio, che sa di agrumi e parla di Sicilia”. Alfio Riotta, manager food & beverage di Villa Sant’Andrea di Taormina, del gruppo Belmond Hotel, ha ribadito quanto sia necessario preparare maggiormente i sommelier.
Sebastiano De Bella, presidente dell’Istituto regionale vini e oli di Sicilia, ha concluso l’incontro spiegando che la fidelizzazione dei sommelier e la creazione di ambasciatori del vino siciliano, sono strade percorribili all’interno del ruolo di promozione dell’Irvos. “Operando come sistema e con sinergia di intenti – ha affermato – questi obiettivi sono realizzabili”.
Un’edizione diversa, rispetto al passato, che ha visto, non solo un ritorno in presenza, ma che ha voluto soprattutto lanciare un forte segnale di ripresa e rinascita, con un programma di eccellenza che rende oggi la Sicilia la capitale dell’enogastronomia di qualità.
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