15 Ottobre 2022, 05:54
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PALERMO – Caos calmo nel centrodestra siciliano dopo il voto di ieri per la presidenza di Palazzo Montecitorio che in parte rimette insieme i cocci della coalizione azzoppata dalle vicende del Senato.
Forza Italia smorza i toni ma la partita, con le nomine dei ministri da definire, è ancora tutta aperta. Le vicende romane si legano a doppio filo con quelle siciliane soprattutto per l’attivismo del coordinatore regionale Gianfranco Miccichè. Le voci che arrivano da Palazzo Madama si rincorrono incontrollate (e vanno prese con le pinze) tanto che c’è addirittura chi giura che l’ex presidente dell’Ars pare abbia addirittura ventilato l’ipotesi un sostegno esterno di Forza Italia al futuro esecutivo guidato da Giorgia Meloni. In realtà la ”pazza idea” partorita in quel di Roma nel pieno del braccio di ferro con Ignazio La Russa sarebbe un’altra. “Dato che FdI ha preso presidenza del Senato e la Meloni rivendica il ruolo di premier, perché Forza Italia in Sicilia non potrebbe desiderare la presidenza della Regione con Schifani e quella dell’Ars con Miccichè?”, bisbiglia un pasdaran miccicheiano. L’assenza del coordinatore regionale azzurro ieri alla cerimonia a di consegne tra Musumeci e Schifani, del resto, sembra un segnale non troppo difficile da codificare.
Insomma, il modello romano potrebbe diventare un cavallo di Troia per espugnare Sala d’Ercole. Un progetto che nei fatti cozza con l’impronta che sta imprimendo il presidente Renato Schifani. Il nuovo inquilino di Palazzo d’Orleans, infatti, appena proclamato si complimenta subito con Ignazio La Russa (fresco di elezione alla presidenza del Senato). “Il mio primo pensiero va alla neo eletta seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, siciliano come me e a cui mi lega un profondo rapporto di stima ed amicizia. Oggi è un momento particolare per la Sicilia, perché oggi si insedia il sottoscritto e un nuovo presidente siciliano. Credo che l’Isola possa essere orgogliosa”, dice Schifani. Parole che hanno un evidente significato istituzionale ma anche politico: segno di una forte assonanza tra i due. E tra le righe si può leggere che lo scenario romano non troverà spazio in Sicilia, Schifani non lo consentirà e si farà garante dell’unità della coalizione.
Fonti vicine al presidente confermano che la presidenza dell’Ars ai meloniani, frutto di un accordo pregresso e della legge della consuetudine, non sarà mai messa in discussione. Nessuna faida sarà consentita, anzi. Come dimostrano le parole pronunciate ieri in occasione del passaggio di consegne alla presenza dell’ex presidente Nello Musumeci. “Quando ci sarà da decidere non mi farò tirare la giacca,come hai fatto tu Nello”, dice Schifani mandando un messaggio a chi vorrebbe tirare la corda. Del resto, Fratelli d’Italia esprimerà il presidente del Consiglio e la presidenza del Senato: un fatto da tenere in considerazione nel pesare l’interlocutore. Schifani sa di avere le spalle coperte come dimostrano la telefonata ricevuta da Berlusconi e i messaggi da parte di Meloni e Salvini. Adesso la partita si sposta sul campo della squadra di governo e i tempi saranno abbastanza lunghi. Lo schema di massima rimane quello degli assessori-deputati eletti che tuttavia, dicono i beneinformati, non preclude del tutto la possibilità di alcune deroghe purché “ben motivate”. Staremo a vedere.
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15 Ottobre 2022, 05:54