04 Novembre 2019, 17:16
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PALERMO – “La Sicilia fa segnare nel 2018 una crescita del Pil pari a +0,5%, dopo il -0,3% del 2017. Nell’isola sono soprattutto l’industria in senso (+5,9%) e le costruzioni (+4,3%) a sostenere la ripresa. I servizi segnano appena +0,1%. Va male l’agricoltura, in caduta di -4,2%”. E’ quanto si legge nel rapporto Svimez presentato stamani.
Dal rapporto poi emerge una amara realtà: senza crescita e sviluppo, la Sicilia è destinata a perdere oltre un milione di residenti, con la popolazione che nel 2065 si attesterà a quota 3.914.003 rispetto agli attuali 5.026.989. Uno spopolamento inesorabile con 23.680 persone che ogni anno, da qui ai prossimi 47 anni, abbandoneranno l’isola: nel 2065 in totale ci saranno 1.112.986 in meno di residenti rispetto a oggi.
E inoltre sempre più siciliani, in particolare i giovani, abbandonano la Sicilia per cercare maggiore fortuna all’estero: nel periodo 2002-2017 sono stati 44 mila gli emigranti, con l’isola al primo posto nel Mezzogiorno e seconda in Italia solo alla Lombardia (82 mila). “Tra le regioni del Mezzogiorno che nel complesso vedono accrescere i saldi negativi dei flussi verso l’estero, sino a superare le 20 mila unità annue nell’ultimo triennio, il fenomeno è particolarmente grave in Sicilia, Calabria e Sardegna, relativamente meno in Campania e Puglia”, si legge nello studio. Tra quelli che scelgono di andarsene, crescono gli emigrati in possesso di un’elevata preparazione professionale e culturale. La nuova migrazione riguarda un numero massiccio di giovani la cui età media sta aumentando per la presenza crescente di laureati che completano gli studi in età più avanzata. Per quanto riguarda le migrazioni interne, nel 2017, quasi 110 mila abitanti si sono trasferiti dal Mezzogiorno in una regione centro-settentrionale, 2 mila in più dell’anno precedente. Le partenze più consistenti avvengono dalle regioni più grandi come la Campania con 31,4 mila unità, la Sicilia con 26,4 mila e la Puglia con 19,6 mila unità.
(ANSA).
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04 Novembre 2019, 17:16