01 Marzo 2021, 13:01
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PALERMO- Tutti parlano del vaccino. Tutti auspicano. Tutti deplorano. Ma la verità è che questa guerra, per ora, la stiamo perdendo. Ci vorrebbero molte più dosi, a livello globale, per cominciare a mettere seriamente in sicurezza le persone dalla minaccia Covid. E non ci sono. Anche il dibattito sulla via inglese, una punturina per tutti al braccio e vai – viziato in qualche caso dal non tenere presente che l’altra faccia delle somministrazioni a Londra si chiama lockdown – dimostra che, oltre gli auspici, la realtà è un muro contro cui si sbatte ripetutamente. Un problema mondiale che ricade nelle singole trincee.
Prendiamo l’hub della Fiera, a Palermo. “Per ora andiamo piano rispetto ai programmi, con mille e quattrocento dosi al giorno – spiega il commissario per l’emergenza, il dottore Renato Costa -. Abbiamo una riserva di novemila dosi di AstraZeneca e quindi dobbiamo fare di necessità virtù. Ci dicono degli arrivi il giorno prima e dobbiamo organizzarci. La macchina è pronta per andare al massimo, ma serve il carburante”. AstraZeneca, ricordiamolo, è il prodotto con cui coprire le categorie ritenute essenziali.
Sabato scorso c’è stato un blackout di un’ora e mezza, alla Fiera, e stamattina uno di un quarto d’ora. “Tra un paio di giorni – assicura Costa – ci doteremo di un contatore più potente”. Le proteste non sono mancate, soprattutto sui social, per le lunghe code e l’attesa. Nell’hub vengono vaccinati, i primi con Pfizer, i secondi e i terzi con AstraZeneca, gli over ottanta, gli insegnanti e le forze dell’ordine. Si tratta già di una sorta di vaccinazione di massa, con quote importanti della popolazione. Ecco perché ogni disagio diventa un dramma che non si può sottovalutare.
Le segnalazioni arrivano anche per la postazione vaccinale del Cto, a Villa Sofia. Una delle ultime raccolte da LiveSicilia.it: “Sala d’attesa senza aerazione, per cui, con un numero elevato di persone, diventa un luogo a rischio contagio soprattutto per una fascia così a rischio come quella degli over 80. Proprio all’esterno della sede dove si effettuano le vaccinazioni, il C. T. O. ha un grande spazio all’aperto dove si poteva organizzare un grande gazebo dove effettuare le innumerevoli accettazioni che si fanno non in base all’orario di prenotazione scelto dall’utente sul portale del Ministero della Salute, ma in base al numero di turno che è assegnato all’arrivo prendendo il numeretto dalla macchinetta. Per il resto il numero è urlato a voce, per cui noi figli, per non fare attendere i nostri genitori dentro quella sala senz’aria, abbiamo dovuto fare la spola dentro e fuori”. Una situazione problematica, raccontata nei giorni scorsi, che ha avuto il suo culmine nell’episodio di alcune persone anziane che, ieri, per un disguido di comunicazione, non hanno potuto vaccinarsi, ma che sono state vaccinate già oggi, come annunciato.
Una cosa sembra verificata: l’impegno di chi è in quella trincea. Al Cto, come alla Fiera, nessuno degli operatori si sottrae a una catena di montaggio faticosa. Intorno alla somministrazione, c’è un reticolo di attese, speranze e nervosismi. Né mancano – secondo quanto ci viene riferito – comportamenti impropri: come, per esempio, il non sempre puntuale rispetto dell’orario di vaccinazione. Ma questo non può essere un alibi per nessuno: si sapeva che non sarebbe stato semplice. E che le vie della vaccinazione sono difficili, nonostante gli auspici vibranti e concordi, perché latita la materia prima.
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01 Marzo 2021, 13:01