“Signor Renzi Matteo |le leggi speciali puzzano”

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28 Novembre 2014, 08:55

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[o-no-ré-vo-le] Di persona, che è degno di onore, di stima, di rispetto.

“Signor Renzi Matteo,

in occasione della sua visita nella città di Catania mi metto a scriverle la presente; non certo come un innamorato né come un suo sostenitore, ma come un componente del Popolo Sovrano e Presidente di Arcigay Catania, associazione per i diritti delle persone LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, queer, intersessuali). Colgo l’opportunità della sua presenza per esporle la posizione dell’Associazione che rappresento per ciò che riguarda le strategie attuate o proposte dal Governo che lei rappresenta.

Forse si aspetterebbe che il primo punto nella nostra agenda fosse la questione della regolamentazione dei legami affettivi tra persone dello stesso sesso, o la richiesta di una legge che renda possibile il cambio dell’anagrafica per le persone transessuali indipendentemente dalla modificazione chirurgica del sesso biologico. Invece, nonostante quelle sopradette siano per noi questioni di importanza apicale, l’aspetto che preme maggiormente la Comunità sul territorio è quello legato al lavoro. Le persone LGBTQI non sono avulse dalla vita di tutti i giorni e vivono sui loro propri corpi – allo stesso modo di tutte e tutti – gli effetti della crisi economica: le molteplici difficoltà dell’accesso al lavoro, dell’assenza di reddito, del godimento del diritto all’abitare.

Gli effetti nefasti dei provvedimenti riconducibili al cosiddetto “Jobs Act” – estrema precarizzazione del lavoro e mancanze di tutele – segnano le nostre vite di oggi e impediscono qualunque progettualità per il futuro. Esigiamo che la disoccupazione e la precarietà dilaganti non diventino l’alibi per trasformare il lavoro in un’arma di ricatto nelle mani del più forte; non vogliamo accontentarci di soggiacere a logiche inumane pur di lavorare; non vogliamo lavorare per sopravvivere, ma vivere e anche lavorare.

Da più di mille giorni si chiacchiera a mezzo slogan della regolamentazione dei legami affettivi tra persone dello stesso sesso; ebbene, la invitiamo a fugare qualsiasi tentazione – per accontentare il suo elettorato clericale – di produrre una legge “speciale” indirizzata soltanto alla nostra Comunità, perché leggi siffatte puzzano di discriminazione e aprono la strada a percorsi degenerativi e subdolamente omofobi e razzisti. Le persone omosessuali hanno, per questa fattispecie, un solo diritto da esigere: quello al matrimonio egualitario, senza se e senza ma. Non c’è alcun bisogno di inventarsi nuovi surrogati di diritti; basterebbe soltanto allargare l’accesso a quelli già esistenti per le persone eterosessuali. Perché in nessuno Stato democratico l’orientamento sessuale di un cittadino può e deve essere un discrimine per l’accesso al godimento di alcun diritto, posto che tale distinzione – come è scontato che sia – non viene fatta per i doveri.

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In tale contesto chiediamo con forza le dimissioni del Ministro dell’Interno dott. Alfano per aver tentato di tramutare una questione di amore – le trascrizioni dei matrimoni tra persone LGBTQI contratti all’estero – in una orribile questione di ordine pubblico (dal sapore “Moliniano” per restare alla storia di questa città). Esigiamo, allo stesso tempo, che venga fatto un serio percorso politico sul concetto di “genitorialità” e che si dia la possibilità alle persone omosessuali e transessuali così come ai single di ricorrere all’istituto dell’adozione; poiché il discrimine non è tra genitori omosessuali o eterosessuali, ma tra buoni e cattivi genitori.

Pretendiamo, ancora, che si dia un chiaro segnale politico contro l’omotransfobia attraverso l’estenzione della Legge Mancino ai reati per motivi di odio legato all’orientamento sessuale e all’identità di genere e che il Governo favorisca (e non, invece, ostacoli!) percorsi di educazione alle differenze nelle scuole volti al contrasto e alla prevenzione del bullismo di stampo omotransfobico (oltre che di ogni altra natura).

Molti altri ancora sarebbero gli argomenti da trattare poiché non è solo al nostro “particulare” che rivolgiamo le nostre azioni ed elaborazioni politiche. La nostra Associazione, intanto, è disposta a confrontarsi su queste tematiche col Governo a condizioni che non venga considerata composta da “yes men and women”, perché non siamo disposti e disposte a trattare al ribasso su nessuno di questi temi, su nessuno dei nostri corpi”.

Alessandro Motta

Presidente Comitato Territoriale Arcigay QueeRevolution Catania, Enna e Caltanissetta

 

Pubblicato il

28 Novembre 2014, 08:55

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