12 Giugno 2023, 16:27
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Ci sarà tempo per ricordare i giudizi, le opinioni difformi, i meriti, gli errori, ma questo è il momento di commemorare Silvio Berlusconi, seguendo l’istinto. Non ce n’è uno che non sia addolorato, anche quelli che l’hanno criticato aspramente, che hanno sottolineato le sue manchevolezze, che l’hanno eletto ad avversario numero uno, anche loro stanno soffrendo. Perché, anche per loro, Berlusconi era una figura familiare.
Silvio Berlusconi non è stato soltanto un personaggio con un posto nella storia, ma, appunto, una persona di famiglia nell’immaginario di tutti. Ecco l’invenzione suprema del suo modo di comunicare: fare percepire una vicinanza, non da politico, ma da prossimo.
Del resto si dibatterà ancora, come in passato. Dell’annunciata rivoluzione liberale che fu un cambiamento dei costumi, diversamente valutabile, che non condusse alla fisionomia dell’assunto. Delle ombre, dei conflitti, soprattutto quello di interessi, del populismo ante litteram, della straordinaria capacità elettorale, delle ordinarie azioni di governo. Delle sfaccettature morali, del bunga bunga, dell’empatia, dell’abilità di sintonizzarsi con i bisogni, rubando il mestiere alla sinistra, di tutto, insomma… Tuttavia, l’immediatezza di una presenza confidenziale era il caposaldo che, adesso, risalta.
Quanto ci fosse di studiato e quanto di spontaneo resta da stabilire, rammentando che chiunque comunica se stesso. Il dato, però, appare incontrovertibile: l’ex presidente del Consiglio ha inaugurato l’epoca della familiarità come forma di linguaggio pubblico. E davvero si può discutere sui traguardi raggiunti e sugli eccessi di una simile innovazione, ma non si può negare. E non si può negare il dolore che è un elemento psicologico perfino in chi lo negherà, in chi si sente privato di un pezzo di storia e di cronaca. In chi lo ha seguito, in chi lo ha tenuto a distanza. Il vero miracolo italiano di Berlusconi è stato questo: rendersi ineludibile.
Infine, c’è una ragione squisitamente umana di cordoglio. Non si sfugge allo strazio e alla morte, tessere di un mosaico dell’eguaglianza in cui ci scopriamo fragili. Viviamo tutti sotto lo stesso cielo e sopra la stessa terra. Ecco la perenne lezione da tenere presente. Silvio, addio. (Roberto Puglisi)
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12 Giugno 2023, 16:27