Sindoni: “Upea, cresciamo ancora | Spero in un anno uguale al 2014”

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30 Dicembre 2014, 17:52

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PALERMO – A Capo d’Orlando si sta vivendo il secondo atto di una favola bellissima, e uno dei protagonisti di questa favola è un ragazzo come tanti, cresciuto a pane e pallacanestro come la quasi totalità dei bambini nati in un paese da circa 13.000 anime, che ogni domenica, per 40 minuti al giorno, diventa un posto magico. Giuseppe Sindoni, Peppe per gli amici, si è confidato in esclusiva per LiveSicilia Sport e ci ha raccontato come questa splendida realtà si è affacciata nuovamente nel basket che conta, dopo aver subito l’onta della cancellazione a aver dovuto ripetere la scalata già effettuata a cavallo di due decenni, fino a bussare alle porte dell’Europa.

Partiamo facendo un bilancio del 2014 che sta per concludersi, e che ha dato tante gioie all’Orlandina.

“Penso che si concluda un anno magico. Sul campo la finale del campionato di A2 non ci ha visto vittoriosi, ma le emozioni che abbiamo vissuto fino a quel momento sono state impagabili. Era comunque nell’aria il fatto che le neopromosse sarebbero state due, quindi la delusione è stata un po’ mitigata da questo. Anche da giugno in poi abbiamo vissuto delle grandi emozioni. Un mese di dicembre come questo non era facile da pronosticare: abbiamo battuto Sassari, poi Cantù e Varese. Ci si giocava anche dell’altro, Capo d’Orlando aveva voglia di far vedere cosa fosse in grado di fare, più come ambiente che come squadra. E ieri si è scritta una pagina molto bella, non solo per il basket ma per tutta la nostra comunità che si è contraddistinta per sportività e per il calore, che non è paragonabile in nessun altro posto”.

Sacchetti e Pozzecco, due coach importanti per la storia recente del club, sono stati sconfitti nel giro di pochi giorni qui in Sicilia. Come sono state vissute queste due partite?

“Sono partite arrivate in momenti diversi, anche se non così distanti. La vittoria con Sassari è arrivata in un determinato momento, venivamo dalla sconfitta di Pesaro e dal cambio di playmaker (Henry al posto di Flynn, ndr). Il momento era delicato, la vittoria l’abbiamo vissuta con entusiasmo e con il sollievo dovuto al fatto di aver superato il momento critico. Si pensava che affrontare una squadra di Eurolega fosse un ostacolo insormontabile, ma l’abbiamo vissuta con rispetto dell’avversario, e la gente di Capo d’Orlando si è definitivamente innamorata di questa squadra. La partita con Varese è un po’ differente. L’avversario è di caratura inferiore rispetto a Sassari, anche se resta di ben altro livello rispetto a noi, ma in mezzo c’era stata la vittoria su Cantù che aveva certificato la nostra continuità in casa. È stata fondamentalmente una festa, la classifica ci sorrideva un po’ di più e siamo arrivati alla partita pieni di energia positiva. Credo che ci sia stata una sola squadra in campo, e abbiamo stravinto meritatamente la partita”.

L’Orlandina si presenta praticamente a metà campionato con 10 punti e una posizione di classifica all’apparenza tranquilla. Pensi che qualcuno alla vigilia del campionato può avervi sottovalutato?

“I valori che il roster evidenziava erano in linea con gli obiettivi che tutti ritenevano fossero adeguati al nostro livello. Sicuramente il lavoro che stiamo facendo, da noi allo staff tecnico passando per i giocatori, è super e sta colmando un gap che comunque c’è, anche se siamo stati capaci di battere squadre con budget sicuramente superiori rispetto al nostro. Non credo che nessuno abbia sottovalutato l’Orlandina, in fase di costruzione ci siamo presi dei rischi basandoci sulle nostre possibilità. Hunt veniva da un’esperienza anonima tra Ucraina e Austria; Freeman era stato tagliato in Israele, una realtà inferiore rispetto alla serie A; Burgess era praticamente un esordiente a questo livello; altri giocatori molto avanti con l’età. Non vivo questa fase con rivalsa, ma con la gioia di poter dire che aveva ragione chi ci etichettava come una squadra che doveva salvarsi, ma al momento ci stiamo togliendo tantissime soddisfazioni”.

Dieci punti dividono la squadra dall’unico posto che vale la retrocessione. Questo fattore può portare una diminuzione delle pressioni, e di conseguenza maggiore tranquillità in vista del ritorno?

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“Sicuramente, ma dobbiamo fare due considerazioni. Se Caserta fa un campionato disastroso, e tu fai un campionato poco più che disastroso, non sei contento e non è questo a salvare la stagione. Bisogna riuscire a fare un basket divertente e a fare punti senza guardare le avversarie. Io sono andato a guardarmi le classifiche in parallelo delle altre stagioni con la serie A a 16 squadre. In qualsiasi altro anno precedente a questo si era tranquilli con i nostri 10 punti, a questo punto del campionato. Non è il campionato di Caserta a rendere migliore il nostro. L’altra cosa riguarda le pressioni. Talvolta, soprattutto in ambienti sani come Capo d’Orlando, la pressione può aiutare. Contro Varese, la tensione positiva ha fatto sì che loro non riuscissero quasi a mettere piede in campo, mentre quando l’elettricità della partita è scesa Varese è rientrata. Per una squadra di esordienti, che deve capire come ragioniamo in Europa, penso che avere qualcuno col fiato sul collo possa fare bene. Poi è chiaro che se avessimo un po’ di tranquillità, non sarebbe male”.

Il timone della squadra è passato a Giulio Griccioli. Può essere lui l’erede di Perdichizzi a Capo d’Orlando, più per un fattore legato alla durata del progetto?

“Credo che Giulio stia facendo un lavoro incredibile, sta facendo molto bene un compito che è doppiamente difficile. Essere all’esordio in A con un budget limitato è sempre complicato, e ci sono tanti precedenti che lo possono testimoniare. Al tempo stesso, raccogliere il timone di Pozzecco, più a livello mediatico che cestistico, è decisamente complicato. Ma credo che lui sia la persona giusta, in quanto concreta e risoluta, di conseguenza il suo è l’identikit giusto per affrontare questa sfida. Lui ha un contratto di un anno, quanto stiamo facendo non sta passando inosservato, per cui credo che Giulio si consacrerà come allenatore da serie A. Sul fatto che questo possa essere il suo progetto è una possibilità concreta”.

Questo per te è il quarto anno consecutivo in qualità di General Manager a Capo d’Orlando. Come stai vivendo questa esperienza a casa tua, a livello dirigenziale?

“Più sali di livello, più ci sono novità a livello gestionale. Bisogna essere bravi a calarsi in ogni genere di situazioni, che possono essere differenti rispetto a quelle di tre anni fa. Ho comunque la fortuna di essere tutelato da un club e da uno staff super, con anche la mentalità di un giovane che può calarsi nel contesto e affrontare i problemi nella maniera giusta. C’è soprattutto la passione per la pallacanestro e la voglia di mettersi in gioco, e questo è immutato dalla B2 alla A. Bisogna affrontare diversi problemi, legato al proprio coach, ai limiti di budget e a quelli regolamentari, ma alla base c’è la passione per questo sport, oltre all’esperienza che si fa di anno in anno”.

Chiudiamo con un augurio, per te e per l’Orlandina, in vista del 2015.

“Fino a quest’anno l’obiettivo era legato ai risultati: prima la promozione dalla B2, poi la B1, poi fare i playoff in A2. Ora che siamo in serie A bisogna riuscire a parametrare in maniera corretta quelli che sono i tuoi target. Io mi auguro che l’Orlandina riesca a capire che questi sono dei passaggi fondamentali, e quello che mi auguro è che l’ambiente possa capire e condividere questo tipo di mentalità. Andando nel concreto: questo è un buon campionato per l’Orlandina finora, non so come si concluderà, ma quello che mi farebbe piacere è che tutto l’ambiente possa devolvere la valutazione che si fa di questo club. Preferirei essere in questa posizione, ma con maggiore solidità tra un anno, piuttosto che far parte di un progetto usa e getta, in cui alla prima annata storta si molla tutto. Credo che Capo d’Orlando possa affermarsi a questo livello, e questo è il mio auspicio. Dal mio punto di vista, spero di poter continuare a fare tutto questo, che non definisco lavoro perchè è ciò che sogno da bambino e lo ritengo offensivo nei confronti di chi lavora sul serio. Riuscirci almeno per un altro anno sarebbe un privilegio per pochi, firmerei per avere un altro anno come il 2014”.

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30 Dicembre 2014, 17:52

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