Siracusa, prova per Crocetta | nel mese della sfiducia

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06 Ottobre 2014, 06:00

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PALERMO – Stamattina l’Assemblea regionale siciliana potrebbe cambiare faccia. O meglio, cambiare facce. Qualcuna. Il replay del voto nelle sezioni di Rosolini e Pachino, infatti, potrebbe mutare la composizione di Palazzo dei Normanni, aprendo le porte di Sala d’Ercole a nuovi inquilini. Lo spoglio nelle nove sezioni dove ieri si è tornato a votare riportando idealmente le lancette a due anni fa, partirà alle otto di stamattina, e Livesicilia ne fornirà un quadro in diretta.

Un test che interessa poche migliaia di elettori ma che potrebbe portare cambiamenti significativi nell’Aula di Sala d’Ercole.

La maggioranza del governatore, quotidianamente appesa a un filo, potrebbe trovare nuova linfa dall’esito delle elezioni siracusane. Tutto dipende dallo scontro all’ultimo sangue tra Giovanni Cafeo, renziano sostenuto da Crocetta e Bruno Marziano, cuperliano, ex presidente della provincia di Siracusa del Pd, ed esponente all’Ars del pezzo del Pd ostile al governo.

Non è uno scontro qualunque quello in corso, visto che Cafeo è il capo di gabinetto del sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo, vicinissimo a Matteo Renzi e Marziano ha radunato, negli ultimi giorni di campagna elettorale, tutto il fronte anticrocettiano del Pd, da Fausto Raciti a Giuseppe Berretta. Ma non solo, Marziano ha anche denunciato Crocetta accusandolo di voto di scambio, per aver nominato l’assessore Piergiorgio Gerratana, già consigliere comunale di Rosolini, una mossa che secondo Marziano potrebbe fare il gioco proprio del suo rivale Cafeo, primo dei non eletti alle regionali, che potrebbe staccare il biglietto per l’Ars con una buona performance in queste suppletive. La sua elezione rinsalderebbe ulteriormente l’asse tra Crocetta e i renziani siracusani.

Altro tassello importante è il destino di Pippo Gennuso, autonomista adesso innestato in Forza Italia, che sta tentando di soffiare il seggio a Pippo Gianni (Centro democratico) e a Giambattista Coltraro (Il Megafono). In pratica Crocetta, dall’esito del voto di Siracusa, saprà se la sua traballante maggioranza potrà contare su due possibili alleati o su due nemici politici.

Per queste ragioni, sebbene Crocetta stesso abbia detto in Aula di non curarsi troppo del voto siracusano, il test di ieri invece assume anche un significato politico. E promette di inasprire ulteriormente i rapporti interni al Pd, tra il nuovo centro di potere renziano e la così detta area Cuperlo, l’opposizione interna che esprime il segretario regionale Fausto Raciti. Le distanze tra le due anime del partito sembrano ormai siderali. E se i renziani sembrano non credere più (ammesso che ci abbiano mai creduto) alla strada dell’azzeramento, Raciti ei suoi dal canto loro sembrano tutt’altro che intenzionati ad affrontare la situazione negli organismi di partito, come richiesto dai loro avversari interni.

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Lo stallo perfetto si traduce nel rischio che un bel pezzo dei così detti “cuperliani” (che in realtà a livello nazionale fanno capo a due diverse correnti, i bersaniani e i giovani turchi) possano finire per votare la mozione di sfiducia a cui lavorano le opposizioni. I grillini, accusati dal governatore di fare la parte della mosca cocchiera, non mollano e preparano lo sfiducia day per fine mese, pronti a dare la parola alla piazza prima di sferrare l’attacco in Aula. Anche il centrodestra tenta di organizzarsi. Ieri Nello Musumeci ha dato due settimane di tempo al suo schieramento per passare agli atti concreti nella delicata partita della sfiducia.

Sarà, insomma, un ottobre caldo, anzi caldissimo per Rosario Crocetta. E ciò sebbene in giro sia diffuso un certo scetticismo sulle effettive possibilità che l’Ars faccia harakiri sfiduciando il governatore. La paura di perdere lo scranno dei deputati e la mancanza di un piano B per il dopo- Crocetta suggeriscono che alla fine il governo non morirà di sfiducia, anche se pezzi del Pd e almeno tre deputati di Articolo 4 potrebbero votare la mozione. Che sarebbe una “iattura per la Sicilia”, ha detto l’altroieri Crocetta, rivendicando la sua battaglia “contro i poteri forti”, che ai più forse era sfuggita, viste anche le nomine e le rimozioni nella sua cangiante giunta.

E se ottobre sarà il mese di preparazione alla sfiducia, novembre e dicembre dovrebbero essere i mesi in cui approntare e approvare un complicatissimo bilancio. Sempre che su questo fronte non si vada piuttosto a un tattico rinvio all’esercizio provvisorio, in attesa degli eventi. Con la diffusa consapevolezza, dentro ma soprattutto fuori dall’Ars, che proprio da uno scivolone sui conti pubblici potrebbe aprirsi l’altra exit strategy per questa complicatissima legislatura.

 

 

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06 Ottobre 2014, 06:00

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