Siragusa vuota il sacco| "Così abbiamo ucciso Fragalà" - Live Sicilia

Siragusa vuota il sacco| “Così abbiamo ucciso Fragalà”

Siragusa e il disegno dell'aggressione

ESCLUSIVO Il dichiarante consegna lo schizzo dell'aggressione. Tira in ballo due indagati e ne scagiona tre.

PALERMO – “Io ho commesso un unico fatto violento, l’aggressione dell’avvocato Fragalà”. Inizia con queste parole, il 2 maggio scorso, il verbale che Antonino Siragusa rende in una località segreta ai pm di Palermo Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco. Ancora è solo un dichiarante, servono verifiche prima di inserirlo fra i collaboratori di giustizia.

L’uomo del Borgo Vecchio, uno dei sei arrestati per l’omicidio, si autoaccusa del delitto: “Posso dire che siamo stati io, Ingrassia e Abbate e Abbate era quello che ha materialmente colpito l’avvocato”. Salvatore Ingrassia e Antonino Abbate sono anche loro finiti in carcere, mentre il dichiarante scagiona gli altri tre indagati: Francesco Arcuri, Paolo Cocco e Francesco Castronovo. Quest’ultimo, secondo quando dichiarato da un altro collaboratore, Francesco Chiarello, sarebbe stato colui che colpì il penalista con un bastone.

Il suo racconto è ricco di particolari: “Io avevo la Smart bianca di mia moglie e durante l’azione ero parcheggiato in via Turrisi accanto al luogo dell’aggressione”. Siragusa dice di ricordare bene cosa accadde sette anni fa: “Quel giorno, nel tardo pomeriggio, il 23 febbraio, io mi trovavo presso l’agenzia di scommesse di piazza Sturzo e Abbate disse a me e Ingrassia che dovevamo dare quattro colpi di legno a uno. Abbate ha detto che dovevamo andare con lo Scarabeo e l’Sh. Tonino disse che ci voleva una mazza ma disse di non farsela dare da nessuno per non destare chiacchiere”.

Poi, aggiunge un particolare della pianificazione: “Tonino mi ha dato un numero di telefono dello studio Fragalà per chiedere quando Fragalà sarebbe sceso dallo studio. Ho telefonato da una cabina in piazza Sturzo e sono tornato all’agenzia comunicando l’orario in cui andava via l’avvocato dallo studio”

Fu Siragusa a recuperare l’arma per il pestaggio: “Io ho trovato il bastone di un piccone, lungo oltre un metro, in un magazzino in uso a tale Martino, vicino dove abita Castronovo, un magazzino che non è custodito. Mi sono recato presso il magazzino con lo scarabeo Blu di Ingrassia e ho portato il bastone in agenzia. Abbate mi disse che si sarebbe recato presso lo studio con Salvo Ingrassia con il motore Sh. Io dovevo lasciare mia moglie al lavoro e dovevo portare la mazza con la macchina Smart”.

Quindi si diedero appuntamento sotto lo studio del legale, in via Nicolò Turrisi, a pochi passi dal Palazzo di giustizia: “Tonino Abbate era fermo sotto un albero assieme a Ingrassia e quando mi ha visto mi ha raggiunto ed è entrato nella vettura. Ingrassia era fermo con il motore. Abbate si è messo il casco dentro la macchina, era un casco nero semi integrale che aveva dei fiori come dicono i testimoni. Aveva la mazza in mano e si è avvicinato all’avvocato e prima gli ha dato un colpo nelle gambe e poi altri colpi. L’aggressione è durata diversi minuti fino a che qualcuno ha gridato e Abbate è scappato. Io mi sono allontanato lungo via Sammartino. Ho visto Abbate allontanarsi con la mazza in mano e poi con Ingrassia con il motore Sh”.

Dopo la fuga si rividero al Borgo Vecchio: “Ho parcheggiato la macchina alla piazza del Borgo. Siamo saliti tutti e tre nella macchina di Tonino, una Qashqai grigia. Abbiamo comprato la benzina e abbiamo buttato il legno in un contenitore in una traversa di via La Farina e gli abbiamo dato fuoco”.

Siragusa dice di non essere a conoscenza del movente del delitto che, secondo la Procura, sarebbe stato organizzato perché Fragalà suggeriva ai suoi clienti di tenere un atteggiamento collaborativo con gli investigatori. “Nulla so del motivo per cui è stato aggredito – mette a verbale Siragusa -. Solo una volta ho commentato con Abbate prima del mio arresto. Dopo il mio arresto io ero abbastanza tranquillo perché le persone ritratte che camminavano (si riferisce al video di una delle telecamere acquisito dai carabinieri) non siamo io e Ingrassia, e poi si parlava di Arcuri che non c’era”.

Arcuri, dunque secondo Siargusa, non avrebbe partecipato al delitto. Così come altri due indagati: “Cocco e Castronovo non hanno partecipato all’azione né hanno fatto altri reati con me”. Il picciotto del Borgo Vecchio conclude fornendo dettagli anche su come era vestito quel giorno e consegna ai pm un disegno per spiegare com’erano posizionati – lui, Ingrassia e Abbate – il giorno della brutale aggressione. Adesso i carabinieri dovranno trovare riscontri alle sue dichiarazioni.


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