Social e cartà d’identità | Proposta anti-haters

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30 Ottobre 2019, 19:34

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Una legge che obblighi qualsiasi utente di un social network ad aprire un profilo associandovi un documento d’identità: questa la proposta nelle mire di Luigi Marattin, deputato di Italia Viva, che nell’arco di pochi tweet ha diviso i social stessi e la politica.

“Prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così”. Marattin lancia la proposta anti haters proprio su un social, Twitter, subito attivissimo dopo la sua esternazione. Le critiche rivolte dai followers del deputato sono diverse, soprattutto incentrate sull’inutilità del documento per identificare un utente: “Capisco che parole come Ip e Mac address per voi non significhino molto – commenta qualcuno – ma forse sarebbe più utile dotare la polizia postale di mezzi adeguati, visto che rispondono sempre di non poter fare nulla”.

Il follower si riferisce all’indirizzo Ip (Internet protocol), che indica esattamente dove si trova il dispositivo collegato al web, e all’indirizzo Mac (Media access control), codice assegnato a ogni scheda di rete prodotta che fa da ‘impronta digitale’ del dispositivo. Vari utenti comunque precisano che navigare nascondendo l’Ip è un diritto umano sancito dalle Nazioni unite per difendere la libera manifestazione del dissenso. Inoltre, attualmente l’indirizzo Mac è considerato un dato personale a tutti gli effetti ai sensi della disciplina comunitaria e nazionale in materia di protezione dei dati, quindi può essere memorizzato solo dai fornitori del servizio internet (come Telecom o Fastweb).

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La resistenza degli utenti di Twitter al progetto di Marattin verte anche su altri punti. Per esempio, qualcuno chiede al deputato come si può chiedere ai 30 milioni di italiani già iscritti ai social di inserire questi dati, o quanti sarebbero disposti a farlo dopo lo scandalo del trattamento improprio dei dati sensibili operato dall’azienda Cambridge Analytica. A Marattin, poi, viene fatto notare che non sempre gli haters si nascondono dietro a un profilo falso, ma spesso si servono del proprio profilo personale. “Invece di fare leggi per alfabetizzare informaticamente già dalle scuole, dotare degli strumenti di comprensione e diffonderli, invochi quella che tradotta si chiama censura inapplicabile, ed è contro la carta dei diritti di Internet”, viene quasi rimproverato al deputato.

In politica, il primo a prendere le distanze è il Movimento cinque stelle: “Sareste contenti se per andare in piazza o al bar con gli amici vi chiedessero ogni volta di identificarvi? – si legge sul Blog delle stelle -. La misura metterebbe a rischio i dati sensibili di milioni di utenti. Non vogliamo uno Stato di polizia. La proposta del deputato di Italia Viva ricorda ben altri periodi della storia e non certamente una società democratica di stampo occidentale”.

Il M5s sostiene che la lotta agli ‘odiatori’ debba seguire altre vie. “Per riuscire ad arginare le notizie e i profili falsi è necessario invece rafforzare i compiti e i poteri investigativi della polizia postale – si legge ancora sul blog – che ha gli strumenti anche normativi adatti ma poco personale considerando la rilevanza del fenomeno. E puntare sulla prevenzione e l’educazione all’uso consapevole dei media, anche on line” Il Movimento appoggia invece l’iniziativa del ministro dell’Innovazione tecnologica, Paola Pisano, che ieri ha annunciato il proprio impegno in merito: “Proteggere chi viene colpito dall’odio online e al tempo stesso salvaguardare i principi di libertà di espressione è il percorso giusto – si legge sul profilo Twitter del ministro -. A breve istituirò un tavolo di lavoro pubblico-privato per lavorarci seriamente”.

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30 Ottobre 2019, 19:34

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