17 Agosto 2015, 18:19
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CATANIA – Non avevano abbastanza soldi per pagarsi un posto sul ponte e hanno preferito lasciarlo a mogli, sorelle e figli. Così i trafficanti li hanno rinchiusi nella stiva e sono morti soffocati inalando i gas di scarico. Quarantanove corpi che per essere trasportati fino a Catania sono stati deposti in una cella frigo. Un’immagine drammatica quella che decine di giornalisti e reporter hanno fotografato e filmato questo pomeriggio al porto: una gru alzava il container con la scritta “Un” carico di salme. E il pensiero va subito a dare una degna sepoltura alle (ennesime) vittime del mare. Il sindaco Bianco- che per domani ha proclamato il lutto cittadino – promette su questo argomento la massima attenzione da parte dell’amministrazione come già avvenuto in passato. “Una tragedia – ha detto Bianco – che ricorda quelle della seconda guerra mondiale e che ha profondamente commosso la città”.
La macchina dell’accoglienza si è mossa fin da subito. Questa mattina al molo centrale erano presenti i volontari di diverse associazioni che da sempre si occupano di supporto ai migranti. Un’azione concreta è arrivata dalla Caritas che ha fornito 460 paia di scarpe che erano state sequestrate dalla Guardia di Finanza. A donne e bambini sono stati distribuiti da parte della Croce Rossa Italiana vestiti forniti sempre dalla Caritas.
E l’eco della tragedia muove le reazioni dalla politica al mondo della solidarietà. Dura la posizione del Direttore della Caritas, don Piero Galvano: “Di fronte a conseguenze nefaste provocate da noi Europei, le Istituzioni continuano a ‘lavarsi le mani’ come Ponzio Pilato. Di questi nostri peccati renderemo conto a Dio e alla Storia: non abbiamo condiviso le sofferenze dei nostri simili”. Sandro Pappalardo di Fratelli D’Italia non usa giri di parole: “Dietro l’immigrazione c’è il business dei trafficanti di uomini in Libia”
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17 Agosto 2015, 18:19