“Soldi dei disabili spesi in hotel” | Indagato il presidente dell’Aias

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15 Maggio 2015, 15:06

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PALERMO – Avrebbe utilizzato l’azienda come un bancomat personale. I contributi che dovevano servire per assistere disabili e portatori di handicap, invece, sarebbero stati utilizzati per “fini personali”. Dalle spese di soggiorno in albergo ai rimborsi per il carburante, dall’acquisto di un macchina alle consulenze affidate a parenti.

Giorgio Di Rosa, presidente dell’Aias (associazione italiana assistenza agli spastici) di Palermo, è indagato, assieme al figlio Antonio, per malversazione ai danni dello Stato e truffa aggravata. L’inchiesta della Guardia di finanza è coordinata dal pubblico ministero Roberto Tartaglia. Il totale delle “spese” che vengono contestate ai Di Rosa, che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini, supera il mezzo milione di euro.

La fetta più consistente, 333 mila euro, Di Rosa padre li avrebbe intascati a titolo di rimborsi chilometrici per i viaggi quotidiani dalla sua casa di Modica alla sede dell’Aias, nonostante la legge consentisse il rimborso solo per gli spostamenti dalla presidenza dell’associazione ai centri dipendenti dalla sezione o per curare le pubbliche relazioni presso gli uffici amministrativi e istituzionali della città.

Anche i trasporti del figlio Antonio sarebbero stati rimborsati. Centocinquanta mila euro in tutto, compresi i trasferimenti da e per la sua abitazione privata – eseguiti anche di sabato e domenica, dunque in giorni non lavorativi – o quelli per aggiungere la sede dell’Aias di Palermo partendo da Catania, città dove svolgeva attività per conto proprio.

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All’Aias Antonio Di Rosa avrebbe lavorato come consulente chiamato dal padre con uno stipendio di mille euro al mese per cinque anni. Un incarico assegnato, secondo l’accusa, “senza che ricorressero né reali esigenze da parte dell’associazione per ricorrere all’attività esterna, Nè specifiche conoscenze tecniche nel settore da parte del nominato”.

Altri 30 mila euro Di Rosa li avrebbe utilizzati, pagando in assegni intestati all’Aias o in contanti, per pernottare con moglie, figlio e nipoti all’hotel San Paolo di Palermo. Altre volte avrebbe anticipato i soldi e poi se li sarebbe fatti restituire. E poi ci sono i soldi utilizzati per pagare i propri difensori impegnati ad assisterlo in un procedimento a suo carico. Ed ancora Di Rosa avrebbe truffato avrebbe truffato il consiglio direttivo dell’Aias sostenendo che fosse necessario sostituire la macchina aziendale – una Nissan Xtrail – in quanto ormai vecchia, nonostante avesse solo un anno di vita. La macchina sarebbe stata data in permuta a una concessionaria per 14 mila euro e Di Rosa l’avrebbe poi ricomprata intestandola al figlio. Non è tutto, perché a quel punto l’Aias sarebbe stata costretta a comprare una macchina nuova, spendendo 43 mila euro.

Le reazioni
“Quanto emerge dall’inchiesta sull’Aias ed il suo presidente apre un squarcio su alcuni Enti anche nel mondo della disabilità che da sempre sono collaterali al potere, lautamente finanziati dalla Regione e ai cui vertici siedono sempre le stesse persone; associazioni nei quali i gruppi dirigenti di fatto gestiscono soldi pubblici ma che non rispondono a nessuno. Mi auguro che questa inchiesta non blocchi le attività a favore delle persone disabili dei centri Aias, e ci aspettiamo piena luce da parte della magistratura cosi come dalla Regione ci aspettiamo maggiori controlli sulla Governance di questi enti a cui vengono affidati servizi cosi importanti e sopratutto tanti, tanti soldi da gestire. Mi aspetto che il Garante dei disabili della Regione Sicilia si costituisca immediatamente parte civile nel processo che certamente scaturirà da questa indagine”. Lo dice Maurizio Li Muli, consigliere della Quinta circoscrizione.

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15 Maggio 2015, 15:06

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