Cronaca

Soldi, potere e politici, il Pm: “Ecco il sistema”

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23 Giugno 2021, 15:20

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AGRIGENTO – Una vera e propria associazione a delinquere di colletti bianchi che ha inquinato non soltanto l’ambiente e il suolo ma anche la vita politica, imprenditoriale, economica e sociale della provincia di Agrigento gestendo decine di milioni di euro di capitali illeciti con favoritismi e scambi clientelari. Sono queste le parole del procuratore aggiunto Salvatore Vella, che insieme ai sostituti Sara Varazi e Paola Vetro coordina le indagini, sull’inchiesta su Girgenti Acque – denominata “Waterloo” – che questa mattina ha portato al fermo di otto persone e che vede oltre novanta indagati.

Tra questi politici, funzionari pubblici, appartenenti delle forze dell’ordine. Tutti, secondo l’accusa, avrebbero svilito il proprio ruolo in cambio di favori e assunzioni nel colosso che gestiva il servizio idrico nell’agrigentino. Tra gli indagati spiccano l’ex Prefetto di Agrigento Nicola Diomede, rimosso dal Ministero degli Interni nel 2018 dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia,  e l’ex presidente della provincia Eugenio D’Orsi a cui viene contestato il reato di corruzione in qualità di Commissario Straordinario e liquidatore Ato. Una rete capillare e tentacolare che si estendeva – secondo gli inquirenti – su tutta la provincia di Agrigento e che poteva contare sull’apporto di comandanti di stazione dei carabinieri, ispettori della Polizia Locale, consiglieri comunali ma anche dirigenti dell’Arpa o della Soprintendenza ai Beni Culturali. Secondo quanto contestato avrebbero “chiuso un occhio” nei controlli o si sarebbero adoperati per la “causa” Girgenti Acque in cambio, talvolta, di assunzioni di parenti e congiunti.

Questo, spiegano dalla Procura di Agrigento, facendo leva su una straordinaria forza economica (Girgenti Acque è la prima azienda agrigentina per fatturato annuo) ma anche occupazionale con la capacità di assumere forza lavoro. Il tutto a discapito dei cittadini che “pagavano più di quanto dovevano in bolletta per servizi di depurazione che non venivano svolti e che facevano il bagno anche in riserve naturali inquinate”. “E’ una indagine molto importante, cominciata ben sei anni fa – spiega il colonnello Vittorio Stingo, comandante provinciale dei carabinieri –  i cui risultati vanno a tutela die nostri cittadini che in questa provincia spesso non usufruiscono di acqua potabile pagando tariffe salate.” “Attendiamo nelle prossime ore la decisione del gip sulla convalida dei provvedimenti di fermo ma – assicura il procuratore aggiunto Vella – quest’attività non è una conclusione ma un primo punto. Non ci fermiamo qui”.

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23 Giugno 2021, 15:20

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