31 Ottobre 2011, 11:20
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“La mia è stata intenzionalmente un’affermazione forte, provocatoria. Viste le reazioni la provocazione ha avuto effetto. Evidentemente definirsi ‘partigiano della Costituzione’ è diventata una bestemmia. L’arretramento del dibattito su temi come questo è dovuto anche all’imbarbarimento del sistema politico”: così Antonio Ingroia, sostituto procuratore della procura distrettuale antimafia di Palermo, ha spiegato, ai microfoni di Radio Ies, il suo intervento di ieri al congresso del Pdci.
“Era ovvio che fosse un intervento caricato, posto a creare i presupposti per un dibattito su alcuni temi cruciali come la libertà di espressione e di opinione, anche da parte dei magistrati” ha detto il pm Antonio Ingroia che poi, riguardo alla situazione della giustizia in Italia, ha detto che “il caso italiano ha profili di unicità per il protagonismo dei magistrati”. “Credo che ciò nasca da una serie di passi in avanti che la politica non ha fatto, lasciando degli spazi vuoti riempiti proprio dal protagonismo dei magistrati” ha spiegato. E “non è giusto” che a questo vuoto ovvii la magistratura, ha detto Ingroia, ma finisce per essere una conseguenza inevitabile, magari ingiusta; la magistratura non deve svolgere ruoli politici trainanti, ma deve poter partecipare al dibattito”.
“La magistratura super partes è un requisito imprescindibile, ma dobbiamo uscire dall’ipocrisia di questo concetto. Il magistrato applicando la legge la interpreta ed è mosso da valori costituzionali che non lo rendono del tutto neutrale” ha concluso Ingroia
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31 Ottobre 2011, 11:20