“Sono gay, di destra | E sostengo Musumeci”

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26 Settembre 2012, 17:48

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CATANIA- A Catania, nella città di Vitaliano Brancati che, per quella legge del contrappasso e dell’ossimoro che è il distillato siciliano del saper vivere, è la città più gay friendly d’Italia -l’unica, per intenderci, dove IKEA abbia affisso i manifesti che rappresentano due uomini che si tengono per mano sotto la scritta “famiglia”- Sandro Mangano, presidente di GayLib Sicilia, si candida alle prossime elezioni regionali sotto il simbolo del Pdl. Con la benedizione di Nello Musumeci il giovane Mangano -34 anni, imprenditore nel campo del marketing del divertimento e cattolico praticante, come scrive sul suo profilo Google+- già alla guida di Arcigay Catania, si avvia quindi alla ricerca di consensi in quello che dovrebbe essere il campo di Crocetta: la grande e variegata comunità lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) della città etnea.

Sullo slogan, “Per Non Essere Diversi”, forse si poteva lavorare di più.
“Ma è proprio il messaggio che volevo portare avanti…”.

Va bene, concesso. Ma mi dica: ma come le è venuto in mente di candidarsi?
Nu sacciu mancu iu! Scherzo, mi raccomando, lo scriva tra virgolette, per favore… Seriamente, ho deciso di scendere in campo perché nella vita mi sono sempre occupato di problematiche sociali, cercando in tutti i modi di dialogare anche con la politica, senza alcuna preclusione. Pur essendo parte di una generazione disillusa da tutto ciò che è gestione della politica, sono sempre andato controcorrente. E pur se gay, sono di destra, fortemente e convintamente”.

Nessun problema?
“Beh, l’omofobia si trova ovunque, nella destra come nella sinistra. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, non ho mai avuto nessun genere di problema con quelli che ora sono i miei compagni di partito ma che prima erano “solo” miei interlocutori, sia quando ero presidente dell’Arcigay, sia adesso che lo sono di GayLib. Candidandomi intendo gridare al mondo che l’omosessuale di destra esiste, e ha pari dignità e diritto di espressione di quello di sinistra”.

D’accordo, ma perché sostiene Musumeci e non Crocetta, che dovrebbe essere una scelta più vicina alla sua storia, e forse mostrerebbe maggiore sensibilità all’argomento dei diritti lgbt?
“Vede, io conosco Musumeci da molto tempo; fu mio padre a farmi “innamorare” – le virgolette, mi raccomando! – di lui, perché ne parlava sempre come di una persona onesta e sempre disponibile. Io chiedo agli elettori di sostenere Musumeci e di votare me, perché sono un puro, sono limpido. Non uso la mia omosessualità, la vivo e basta. Non sono contaminato dalla politica, e corro al fianco di un uomo per bene”.

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In Italia c’è grande dibattito sulle unioni omosessuali e le adozioni da parte di gay e lesbiche. Lei come si pone davanti a questi argomenti?
“Io sono favorevole alle unioni omo-affettive, regolarizzate; e riguardo alle adozioni, credo che facendole precedere da un’esperienza di affido, potremmo tutti essere più sereni rispetto alla possibilità di agevolarle anche per noi lgbt. Pensi che io qualche anno fa ho avuto in affido al tribunale dei minori di Catania un ragazzino minorenne che viveva in una situazione di grande difficoltà. Ora è un ventenne, felicemente etero. Così come io sono felicemente gay. Come sarebbe successo in una famiglia normale, dove per normale intendo non affidataria”.

Cosa si augura per Catania?
“Una rinascita generale. Culturale, turistica, imprenditoriale. L’inserimento nel mercato globale e occupazionale. Avere un lavoro restituisce la dignità alle persone, ancora di più a chi soffre per un’identità sessuale che magari l’esterno non comprende. Io ho sofferto tanto negli anni dell’adolescenza, e ancora di più dopo l’uscita dal seminario. Il lavoro me lo sono inventato, tra mille difficoltà, e adesso voglio aiutare i ragazzi come me ad avere più speranza per il futuro. Una storia molto travagliata! Sono stato seminarista; mi mancavano due anni per diventare prete quando ho deciso di fare outing e rivelare la mia identità omosessuale. Quindi ho deciso di non ‘usare’ la Chiesa come rifugio e ho abbandonato il seminario. Ho parlato con la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto e mi sono buttato nel mondo del lavoro, inventandomi clown alle feste per bambini. Da lì ho fondato la mia azienda; tra mille difficoltà, ma sono una persona tenace e testarda e adesso posso dire di avercela fatta”.

 

 

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26 Settembre 2012, 17:48

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