20 Novembre 2010, 10:03
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Il giorno dopo l’uscita delle motivazioni della sentenza di condanna a 7 anni per mafia, Marcello Dell’Utri affida ai microfoni del Gr1 il suo commento alla vicenda: “Dopo quindici lunghi anni posso essere definito portatore sano di un cancro giudiziario – dice il senatore del Pdl -. Finchè resto sano ben venga… finchè resto sano… Ma non posso che essere fiducioso: sono ottimista per natura e attendo in Cassazione un giudizio sereno e distaccato”.
Nella sentenza emessa lo scorso 29 giugno dalla corte d’Appello di Palermo, i giudici riconoscono a Dell’Utri il ruolo di mediatore svolto tra gli ambienti mafiosi palermitani e Silvio Berlusconi quando questi all’epoca dei fatti contestati, siamo negli anni 70, era ancora soltanto un magnate delle costruzioni ancora estraneo alla sfera politica. Dell’Utri, tra le altre cose, avrebbe chiamato il boss Vittorio Mangano ad Arcore, ufficialmente per ricoprire l’incarico di stalliere a villa San Martino, ma in realtà per garantire protezione al premier e alla sua famiglia.
”E’ una favola che si è continuamente sviluppata fino ad arrivare a questa sentenza che per fortuna non e’ definitiva e io con tutta serenità mi aspetto che ci sia una sentenza finale diversa poi vedremo” ha detto Marcello dell’Utri in un’intervista rilasciata al Tg2 e rilanciata dal Tg1 a proposito dei presunti incontri negli uffici del Cavaliere, nel 1975, tra lo stesso senatore del Pdl ed alcuni boss mafiosi. ”Incontri mai provati – aggiunge – frutto di fantasie di pentiti. Un certo Di Carlo che si è inventato questa storia, mai provato. Hanno detto pure dove erano gli uffici, non hanno descritto neanche come erano anzi li hanno descritti in maniera diversa. Quindi è tutto un frutto di illazioni”.
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20 Novembre 2010, 10:03