Sono rimasti solo in undici | Regionali in via di estinzione

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16 Aprile 2018, 06:12

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PALERMO – Sono rimasti in undici. E presto potrebbero diventare ancora di meno. Sono i periti minerari di Sicilia, dipendenti regionali in via di estinzione. Eppure, l’attività di estrazione nelle cave è una delle attività che la legge riconosce come più a rischio per tentativi di infiltrazioni mafiose e per questo esistono dei particolare controlli di legalità che le Prefetture possono mettere in campo per certificare l’integrità di tali imprese. Le autorizzazioni e il controllo delle attività, invece, spettano, in Sicilia, al dipartimento regionale all’Energia che sovrintende ai tre distretti minerari di Caltanissetta, Palermo e Catania. Questi tre uffici, nati dopo la chiusura del Corpo regionale delle miniere, si occupano delle attività in cava ma più in generale di tutte le vicende estrattive.

Dei 14mila regionali, da lunedì, coloro che si occuperanno di queste funzioni altamente delicate saranno appena undici: gli ultimi undici periti minerari rimasti in Regione. Non che prima la situazione fosse di molto migliore. Fino a oggi, infatti, gli abilitati al controllo, sono stati quattordici: dieci dipendenti per il distretto di Caltanissetta con competenza sulle provincie di Caltanissetta, Enna e Agrigento e quattro per il distretto di Catania con competenza sui territori di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa. Senza idonea figura professionale rimaneva il distretto di Palermo, dove tutte le attività erano nelle mani del dirigente, con competenza sulle provincie di Palermo e Trapani.

Con un numero di addetti che, piuttosto che crescere, diminuisce, e delle figure “in estinzione”, una riorganizzazione della squadra di lavoro si è fatta quanto mai necessaria. Ma, se è facile accordarsi sulle analisi, il difficile è farlo sulle soluzioni per che siano efficienti ed efficaci.

“Nelle ultime settimane – raccontano i rappresentanti sindacali del Cobas Codir, Giuseppe Montalbano e Salvatore Rugnone – il dirigente generale del dipartimento dell’Energia ha disposto di affidare unicamente agli undici periti minerari l’attività ispettiva sulle estrazioni di tutta la Sicilia. Almeno sei periti minerari del Distretto di Caltanissetta dovranno spostarsi in missione, per le strade di tutta la Sicilia, ogni volta che sarà necessario e c’è ragione di credere che non saranno poche”.

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“Le ragioni che rendono onirica la vicenda, però – continuano i sindacalisti –, sono numerose. Anzitutto il fatto che il titolo di perito minerario non viene più conseguito negli istituti scolastici italiani da decenni e che è stata chiusa anche la facoltà di ingegneria mineraria. Inoltre, nel giro di qualche anno, almeno cinque periti andranno in pensione. Malgrado ciò, la decisione del dirigente espropria dalla funzione di controllo altri tre funzionari che da anni svolgono le attività ispettive nel distretto di Catania. Questi, pur non essendo periti minerari ma geometri, hanno maturato l’esperienza necessaria per svolgere tale attività. Avviene così – spiegano – che, al posto di formare nuovi dipendenti regionali, sebbene con altri titoli, si concentra il carico di lavoro su un numero inferiore di lavoratori. In più – contestano – l’adozione del metodo ‘smart working’, che il dirigente vuole adottare e, che prevede l’utilizzazione di personale di Caltanissetta per svolgere le attività di competenza degli uffici di Palermo e di Catania, è possibile solo ed esclusivamente per svolgere l’istruttoria di qualche pratica autorizzativa. Tale metodo, nell’attività ispettiva, rischia di assumere profili di illegittimità ed espone personale e dirigenti coinvolti al rischio di essere accusati d’abuso di ufficio”.

“Infine – concludono – i periti che da Caltanissetta, dovranno spostarsi, tutto l’anno, per le strade non sempre buone della Sicilia, comporteranno un peso per le finanze regionali. Basti pensare che i percorsi di andata e ritorno per raggiungere alcune zone periferiche del territorio superano i 500 km. Presumibilmente, allora, per eseguire le ispezioni non potrà bastare una sola giornata e saranno necessari pernottamenti che aumenteranno ulteriormente i costi. Più che funzionari direttivi, i periti saranno commessi viaggiatori”.

Nulla di strano, invece, per il dirigente generale del dipartimento dell’Energia, Tuccio D’Urso: “Nei due incontri sindacali svolti – spiega – ho ricevuto il plauso delle organizzazioni per la decisione di operare una riorganizzazione degli uffici e dei carichi di lavoro. Lo sto facendo applicando il metodo dello ‘smart working’ e cioè consentendo ai dipendenti di lavorare senza vincoli orari o spaziali e restando, nella sede di Caltanissetta, dove sono residenti i dieci periti minerari. Vista la delicatezza delle funzioni assolte dai distretti minerari – prosegue – voglio inoltre che ogni provvedimento sia il risultato di un lavoro il pool. Deve essere firmato, cioè, dal dirigente generale, perché si assuma la responsabilità dell’atto, dal perito minerario che, in quanto funzionario di polizia giudiziaria, svolgerà la sola attività di accertamento dei fatti, dal funzionario che si occupa dell’istruzione amministrativa e dal dirigente del distretto. Per fare questo ho deciso che i periti minerari di Caltanissetta per l’attività ispettive si muovano in missione, avendo valutato come trascurabile l’aggravio finanziario per l’amministrazione. – continua D’Urso – La scelta di utilizzare i soli periti minerari è dovuta al fatto che ritengo che siano sottoutilizzati e non valorizzati per l’esercizio delle funzioni per le quali hanno vinto un concorso”.

Riguardo al fatto che il perito minerario sia una qualifica con titolo in via d’estinzione, D’Urso dice: “Reputo che ciò sia nella normalità delle cose, vista l’alta età media dei dipendenti regionali, prossimi alla pensione. Al momento rispondiamo al problema organizzativo in questo modo. – E conclude – mi riprometto di pubblicare un bando per la ricerca di funzionari, i quali rimanendo nella loro sede di lavoro, possano svolgere l’attività di istruzione amministrativa a servizio del dipartimento dell’Energia. In tal senso ho già fatto richiesta al dipartimento della Funzione pubblica”.

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16 Aprile 2018, 06:12

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