09 Novembre 2014, 13:55
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ACIREALE- C’è ancora un’atmosfera spettrale, sabato pomeriggio, lungo le vie del centro storico di Acireale, tre giorni dopo la devastazione della tromba d’aria. I commercianti di Corso Umberto I, che hanno ripulito in poco tempo, tirano su le saracinesche dei negozi. “Bisogna subito tornare alla normalità”, dicono.
Strade e marciapiedi, grazie anche all’aiuto di numerosi volontari, sono stati sgomberati velocemente dalle macerie. Ma non è un sabato di festa. Nonostante l’affacciarsi di un timido sole c’è poca gente lungo le vie.
I bambini scattano foto nelle vicinanze dell’area Com, una delle zone più colpite, alle centinaia di alberi, abbattuti dal tornado, lì accatastati. Sono il simbolo di una violenza capace, in pochi minuti, di lasciare profonde ferite. E Acireale è una città ferita che solo per miracolo non piange morti.
Silvana Bella, 45 anni di Aci Sant’Antonio, è la titolare del Chiosco Bar Acese, in Corso Italia. Lei è una delle miracolate. In quei pochi ma interminabili minuti la donna ha cercato riparo nella struttura, oggi devastata dalla furia della tromba d’aria.
Ci racconta la sua disavventura, con una voce flebile, da un letto dell’ospedale Cannizzaro di Catania, dove si trova ricoverata per le ferite riportate. E’ contenta di esserci, per poterla raccontare.
Quella mattina, dopo il violento acquazzone, aveva deciso di chiudere e rientrare a casa. Poi l’inaspettata tregua, con lo scemare della pioggia, l’aveva spinta a tenere aperta la sua attività. In pochi minuti l’inferno.
“E’ stata una cosa terribile – racconta Silvana Bella – perché mentre lavoravo mi sono vista cadere tutto addosso. Sono stata sollevata in aria, ho visto alberi e cassonetti che volavano. Una cosa terribile – ripete – Ho cercato riparo dentro il chiosco ma sono stata travolta”.
Non ricorda quanto sia durato. “L’ultimo ricordo che ho di quel momento è che stavo cercando un riparo perché vedevo gli alberi che si staccavano – racconta ancora scossa – Improvvisamente mi sono vista sollevare dal ciclone, ero in aria sospesa. Poi un albero mi è arrivato addosso e dopo non ricordo più nulla. Sono svenuta”.
Poi l’arrivo dei soccorritori. “Mi hanno trovata sotto un albero – prosegue – Mi hanno sollevata e portata in ospedale. Solo lì mi sono svegliata.”
Silvana Bella porta ancora addosso le ferite. Presto sarà operata al ginocchio.
“Mi devono mettere una vite al ginocchio mal ridotto – spiega – Ho lividi ovunque, un occhio gonfio e la faccia completamente rovinata. Però poteva andare molto peggio. Mi sento una miracolata. E’ una cosa scioccante”.
Fuori onda racconta anche di sentirsi fortunata perché quella mattina nessuno dei suoi tre figli, che spesso le tengono compagnia al chiosco, era lì con lei.
L’attività è completamente da ricostruire. Silvana spera che gli aiuti dall’amministrazione comunale e dal governo regionale arrivino davvero.
“Spero che almeno loro ci aiutino – conclude – perché ci sentiamo tutti persi”.
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09 Novembre 2014, 13:55