“Sopreso, temo che la mia perizia| non sia stata trasmessa al Gip”

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14 Novembre 2014, 09:24

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CATANIA – “Sono sorpreso perché, in uno spirito collaborativo, ho consegnato alla Procura della Repubblica di Catania ormai molti mesi fa una perizia contabile con numerosissimi allegati e con la descrizione di tutti i movimenti di denaro avvenuti dal 2004 al 2013 tra la mia persona, azionista assolutamente maggioritario, e la Sigenco Spa. La somma a me imputata di 3 milioni 400 mila euro non corrisponde alla realtà poiché di questa cifra la Sigenco ha pagato circa 1,7 milioni a Sigenco Service, tant’è che il provvedimento di sequestro per 1,7 milioni si riferisce a Sigenco Service. Questo per fatture di forniture di calcestruzzo già scadute da più di un anno”. “La Sigenco – continua Santo Campione, difeso dal penalista Orazio Consolo – a fine novembre 2012 presentò richiesta di concordato preventivo in continuità aziendale, quindi era logico nel concetto di continuità sostenere il fornitore principale per assicurare i lavori. Per gli ulteriori 1,7 milioni, erano somme a me spettanti e legittime oltre che assolutamente tracciabili, così come ho documentato nella perizia”.

Conclude l’imprenditore: “Temo che gli atti della mia perizia non siano stati trasmessi al giudice per le indagini preliminari, o che questi non ne abbia tenuto conto. Perché nella perizia viene documentato ogni cosa. Non riesco inoltre a capire il coinvolgimento di mio figlio Pietro il quale, per come dimostrerò, non c’entra proprio nulla con i fatti di bancarotta fraudolenta contestati. Egli era un dipendente dell’impresa e nient’altro. Nutro estrema fiducia nella giustizia e sono sicuro che dimostrerò la mia innocenza, in particolare che la situazione patrimoniale della famiglia Campione è oggi di molto inferiore rispetto a quella precedente a quando io iniziai con la Sigenco”.

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14 Novembre 2014, 09:24

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