11 Ottobre 2014, 13:13
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CAPO D’ORLANDO (MESSINA) – Si riparte, tra volti nuovi e vecchie conoscenze, in un’avventura attesa da anni. Capo d’Orlando riabbraccia la serie A, ma non solo. Capo d’Orlando riabbraccia quei beniamini che lo scorso anno sono stati determinanti nella cavalcata in A2 Gold. Un gruppo di “vecchietti” terribili, capitanati da Matteo Soragna, che in estate ha deciso di proseguire la sua avventura in Sicilia. L’ala, argento olimpico ad Atene nel 2004, ha parlato a Live Sicilia Sport della sua decisione di proseguire con i paladini (“Riporterò le mie sopracciglia a Capo beach” aveva scritto su Twitter, facendo il verso alle parole di Lebron James quando scelse di trasferirsi a South Beach, a Miami) e di rimettersi in gioco in serie A: “Il fatto di poter giocare in serie A è indubbiamente una motivazione forte – ha detto Soragna – in più io a Capo d’Orlando mi sono trovato benissimo, così come la mia famiglia. Ci è sembrata una soluzione di continuità, che dà a tutti grandi motivazioni e ambizioni”.
D’altronde, il rapporto tra Soragna e la piazza orlandina è a dir poco ottimo: “È bello poter stare a contatto, rendersi disponibili con la gente. Molto passa dalle partite in casa, da quello che potrà dare la gente e da quello che noi potremo dare loro”. Una simbiosi, quella tra Capo e l’Orlandina, che può portare i suoi frutti nelle partite casalinghe: “Credo che la fortuna di Capo d’Orlando sia quella di vivere la pallacanestro insieme al paese e senza la minima pressione – prosegue Soragna – godendosi questa avventura col piacere di andare al palazzetto, di interagire con la gente e la società. Da questo punto di vista, Capo è diversa. Si vive la pallacanestro come una gioia”. Chissà, forse si tratta della piazza ideale per chiudere una delle più straordinarie carriere della storia del basket italiano. Difficile però parlare di scarpe appese al chiodo con Soragna, che in testa ha solo la voglia di dimostrare di poter valere ancora la massima serie: “Arrivati a questo punto si ragiona di anno in anno. L’obiettivo è quello di capire se si riesce ancora a competere in serie A e di farlo nel migliore dei modi”.
Soragna, così come Basile e Nicevic, rappresenta lo zoccolo duro della passata stagione. Un gruppo di enorme esperienza, che quest’anno parte con la consapevolezza di dover centellinare il proprio minutaggio: “Quello è fisiologico – ammette Soragna – è normale. Tutti vogliono giocare tanto, perché se sei un minimo competitivo hai voglia di metterti sempre in competizione con gli altri e dare il massimo. I ruoli però sono ben definiti e questo è fondamentale. Sappiamo quanto e in che modo saremo utilizzati, sappiamo quel che ci chiede l’allenatore per la squadra. Poi, tra il farlo bene e farlo meno bene, dipenderà da noi”. D’altronde, mai come quest’anno, la “concorrenza” arriverà proprio dall’interno, con i giovani e gli americani che scalpitano: “C’è un discreto mix di gioventù ed esperienza, dobbiamo essere bravi a cavalcare l’energia quando serve e ad usare l’esperienza quando lo richiede la partita”.
E adesso, a poche ore dalla prima palla a due, l’Orlandina può gettarsi a capofitto in questa nuova avventura. Obiettivo primario, senza dubbio, la salvezza, ma per Soragna conta principalmente trovare un’unità di squadra: “Ci sarà da lavorare, ma quello credo sia un dato comune a tantissime squadre che miglioreranno e si svilupperanno durante la stagione. In questa fase è importante fare meno passi falsi possibili per avere continuità e lavorare serenamente”. Di sicuro, Soragna sa come ottenere risultati positivi in serie A: “Ognuno deve pensare a fare il massimo per essere utile alla squadra, i numeri non devono influenzare nessuno. Quel che conta è che la squadra stia bene insieme, quello è il mio obiettivo. A livello personale, per quello che mi riguarda, mi interessa quel che farà la squadra. Se la squadra va bene, ci farà divertire e ottiene risultati, io sono soddisfatto”. E non sarà di certo il solo.
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11 Ottobre 2014, 13:13