Catania

La sorte dei minori ucraini in Sicilia e il pronunciamento della Cassazione

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14 Settembre 2024, 13:12

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CATANIA – Il console generale ucraino a Napoli, Maksym Kovalenko, aveva diritto, nel rispetto delle norme internazionali, a intervenire nel procedimento di rimpatrio di un minorenne del suo Paese, attualmente in affido a una famiglia italiana, trattato dal Tribunale per i minorenni e la Corte d’appello di Catania, che avevano dichiarato la richiesta inammissibile. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, a cui hanno presentato ricorso gli avvocati Giuseppe Lipera e Rosa Emanuele Lo Faro, per poter dimostrare che il ragazzo era accompagnato da un tutore internazionale.

Il pronunciamento

La Cassazione ha dato ragione ai due legali ritenendo che il console possiede un titolo riconosciuto dal ministero degli Esteri, una sorta di patentino, chiamato ‘exquatur’, che ne riconosce i poteri.

“In materia di adozione di misure di protezione per minori stranieri non accompagnati – hanno scritto i giudici della Suprema Corte – il Console dello Stato di provenienza del minorenne, che interviene in giudizio per far accertare che il minore non è non accompagnato, avendo egli provveduto alla nomina di un tutore internazionale, esercita una funzione consolare prevista dalla Convenzione di Vienna del 1963.

Tale funzione gli consente di richiedere, in caso di contestazioni, il riconoscimento della nomina senza che ciò modifichi la disciplina del procedimento, comprese le impugnazioni”.

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La vicenda

Secondo i due legali, che con il console Kovalenko hanno incontrato la stampa, la decisione della Cassazione impatta anche sul procedimento contro Yuliya Dynnichenko, l’ucraina di 47 anni da loro assistita indagata per violenza privata e minacce nei confronti di un minorenne connessi alla funzione di tutrice nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catania sul rimpatrio, contro la loro volontà, di ragazzini che erano in affido a famiglie siciliane.

Gli atti, per sviluppi processuali, sono approdati a Messina dove, ricostruiscono i due avvocati, la Corte d’appello ha dichiarato l’incompetenza del locale Tribunale, ma il procedimento risulta ancora aperto. “A oggi – ricordano gli avvocati Lipera e Lo Faro – sono pendenti in Cassazione ancora due ricorsi avverso i decreti che hanno sostituito i curatori di nomina Ucraina con quelli di nomina Italiana.

La situazione è grave e preoccupante: i ragazzini sono stati allontanati dai tutori internazionali e da figure istituzionali, hanno perduto l’identità Ucraina, non sono stati a contatto con connazionali e parenti, non parlano più la loro lingua d’origine e sono disorientati: questo non è accettabile”.

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14 Settembre 2024, 13:12

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