Cultura e Spettacolo

Sos San Rocco, due aziende: ‘Salviamo noi quadro e chiostro’

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19 Dicembre 2021, 06:09

5 min di lettura

Che dopo la conversazione con Livesicilia del direttore del Dems dell’Università di Palermo Costantino Visconti, due aziende private si offrano di finanziare o cofinanziare e sostenere il restauro del chiostro e della pala d’altare rannicchiata, ammuffita, nella cappella – proprio quella la nicchia abbandonata – del Collegio San Rocco, sede di Scienze politiche è, in breve, notizia. Lo è di più se quelle due aziende prendano l’iniziativa a oltre mille chilometri di distanza senza sapere l’una dell’altra, con in comune, però, una storia. Quella storia parla di gratitudine, verità, ossigeno economico e di ri-dare virtuoso: entrambe, senza i clamori dell’antimafia urlata e naufragata nell’interesse individuale e nei fallimenti a catena per modi distorti di gestire le misure di prevenzione, sono state assistite proprio dal team di giuristi, sociologi ed economisti aziendali che dentro il Dems è nato e opera.

Claudio Bacchi
Costantino Visconti
Massimo Midiri

IL MODELLO DEMS PALERMO

I due imprenditori sono Cettina Giaconia, con un cognome importante della grande distribuzione in Sicilia e una propria azienda di consulenza; e Claudio Bacchi, titolare di un’impresa che nel Reggiano, in Emilia Romagna, preleva, tratta e commercia le sabbie del Po per l’edilizia. Bacchi nel frattempo ha pure cambiato ditta, da Bacchi spa a Dugara spa. Prendendo a esempio proprio la ex Bacchi, lo spettacolo della (altre volte difficilissima) retromarcia dalla interdittiva antimafia va in onda nel 2016, dopo che cinque anni prima l’allora prefetto di Palermo aveva emesso il provvedimento. Gambe tagliate, clienti in fuga, autonomia d’impresa ridotta al lumicino. Un marchio, quello dell’interdittiva, troppo scuro e netto per spiegare tutte le sfumature possibili: a Bacchi, che oggi offre materiali da costruzione, supporto tecnico e soldi per ripristinare il disastrato chiostro del San Rocco, erano state contestate non appartenenze o collusioni organiche, ma “fisiologie” devianti, per esempio nei rapporti con i fornitori, nel portafoglio dei clienti, nei rapporti aziendali insomma. Pustole, spifferi, falle: quanto basta, però, per ammazzare un toro, economicamente parlando. Un sacco di sabbia capace di inceppare meccanismi pluridecennali che, dunque, diventano tutti da rifare. In quel 2016, il prefetto di Reggio Emilia, Raffaele Ruberto, riconobbe che l’azienda aveva seguito ed eseguito alla lettera le indicazioni del  Dipartimento di studi europei e dell’integrazione internazionale, guidato da Visconti, e dal suo gruppo interdisciplinare su “Modelli di organizzazione aziendale e prevenzione dei reati”. Il team è coordinato dal responsabile scientifico, il professore aziendalista Enzo Bivona.

SALVARE LE AZIENDE

Alla notizia delle due manifestazioni di interesse Visconti sorride lievemente, un sorriso profondo come il solco culturale tracciato, senza “perdonismi” facili fra l’antimafia coltivata dalle parti del Dems e quello che è ormai bollato da corti e media come il perverso Sistema delle misure di prevenzione: “Non si può dire, senza prima aver provato a comprendere bene le possibilità reali, a un’azienda che lavora sul Po, oppure nel territorio siciliano, da cent’anni – dice il direttore del Dems – che le infiltrazioni le ha nel sangue e l’unica via è cedere o finire in amministrazione giudiziaria. Ci sono casi, e frequenti, nei quali è sufficiente eliminare materialmente i pretesti di infiltrazione anche subdola, alla voce forniture o lista clienti per esempio, per ridare vigore alle aziende”. Così, l’iniziativa accademica di Visconti e del suo maestro, il penalista Giovanni Fiandaca, sfociano alla fine nella cruciale norma dell’articolo 34 bis del Codice antimafia, che arricchisce l’istituto del controllo giudiziario, e nella creazione di un corso di laurea giusto nel cuore di San Rocco. Questa la norma: “Le imprese destinatarie di informazione antimafia interdittiva ai sensi dell’art. 84, comma 4, che abbiano proposto l’impugnazione del relativo provvedimento del prefetto, possono richiedere al tribunale competente per le misure di prevenzione l’applicazione del controllo giudiziario (…)”. 

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LA VOCE DELLE IMPRESE

La sua gestazione avvenne dentro la commissione della quale sia Visconti sia Fiandaca, che la presiedeva, erano membri; sbocciò anche per la nota, inviata da Claudio Bacchi il 16 luglio 2013, che sottolineava – dice oggi l’imprenditore – “la necessità di garanzie non soltanto per lo Stato preoccupato delle possibili infiltrazioni, ma pure per le imprese, che devono essere messe nelle condizioni di dimostrare il proprio corretto operato man mano che il modello organizzativo va avanti. Con il Dems – dice ancora l’imprenditore emiliano – è nato non soltanto un rapporto di reciproca utilità, ma amicizia e una relazione di pensiero e di cultura. Io oggi lotto perché il modello organizzativo sia pane quotidiano per chiunque faccia impresa, una vera patente, come per chi voglia guidare un’auto. E le aggiungo: adottando quei meccanismi, l’azienda ne guadagna anche sul mercato, come valore aggiunto organizzativo”. Molto, moltissimo Oltrepo, nei dintorni di Palermo, Cettina Giaconia è però pure lei un fiume. A lei, reduce da una disavventura giudiziaria poi risolta, preme quella pala d’altare corrosa dall’umidità e dall’oblio: “Ho a cuore da sempre il sostegno alla nostra cultura profonda e autentica, e volentieri lontana dai riflettori (fra le sue ultime iniziative, la produzione di un disco della cantante jazz Laura Campisi, ndr). Quella tela sfregiata, io la riporterò a nuova luce, il suo messaggio è troppo importante”. Il dipinto, si ricorderà, fu realizzato nel 1578 per celebrare la liberazione dalla peste. Peste di ieri, peste di oggi. Bubboni.

MIDIRI: IL SAN ROCCO RINASCERÀ

Il rettore Massimo Midiri esprime una soddisfazione che si spinge oltre il plauso: “Siamo davanti – dice – a un modello da seguire sul piano dell’intervento dei privati al fianco delle istituzioni pubbliche. Non solo: il Dems ha dato prova di come l’università possa essere protagonista nel tessuto economico e sociale, facendo con profitto vera e originale impresa culturale e normativa. Noi, dal canto nostro, abbiamo già in progetto l’investimento di svariati milioni per restituire il San Rocco al suo splendore naturale”. E dà la notizia, attesa da mesi: “Siamo agli ultimi dettagli, con il Comune, non per il semplice rinnovo temporaneo del comodato del Collegio, ma per una convenzione lunga, fino a 99 anni, che ci consenta di disporne con certezza e di progettare al meglio”.

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