Sotto l’ala di Falcone e Borsellino

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03 Marzo 2015, 19:56

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E’ un beffardo paradosso che questa storia palermitana di tangenti abbia come sfondo l’aeroporto intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il garantismo – nella vicenda dell’arresto di Roberto Helg – impone l’uso dell’aggettivo presunto. Dunque stiamo parlando ancora di una presunta estorsione – nonostante le ammissioni dello stesso vicepresidente di Gesap – ai danni di un imprenditore.

Ma la parola ‘pizzo’ accanto a ‘Falcone e Borsellino’ traccia comunque – per metafora e sostanza – il diagramma di un’impostura che tracima ben oltre le cronache. Siamo nel cuore di certa stranissima antimafia siciliana, nella suggestione di un mondo alla rovescia in cui nomi venerati risultano addirittura funzionali allo sviluppo di carriere per nulla venerabili. Ecco un nuovo paradosso: l’Eden che offre cittadinanza al serpente perché è interesse di tutti cogliere la mela proibita.

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E poi c’è l’altra impostura suggerita dal contesto: a cosa valgono i simposi, le tavole rotonde, i dotti seminari sullo sviluppo della Sicilia, tutta la scenografia incartapecorita del libero scambio in libero stato, se il mercato si riduce a un’economia del sottoscala, a uno scaffale di unguenti che servono per oliare i meccanismi? Chi può permettersi di operare da imprenditore adulto, sganciato dalla politica e dai comitati d’affari?

Paradosso, per paradosso: bisognerebbe, forse, denunciare i due magistrati periti nelle stragi del ’92, per essere diventati l’incolpevole paravento di un tale capovolgimento di senso, perché rappresentano – loro malgrado – il casto velo della legalità sulla nudità di una terra che li rinnega ogni giorno. O magari bisognerebbe cambiare nome all’aeroporto, per mitigare il perpetuarsi del sacrilegio. Oppure si potrebbe tagliare la testa in forma di serpente di questa strana antimafia siciliana.

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03 Marzo 2015, 19:56

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