21 Gennaio 2018, 06:15
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PALERMO – Batte deboli colpi il centrosinistra a Palermo in vista delle prossime elezioni nazionali del 4 marzo, fra una segreteria provinciale del Pd che si dice attiva ma certamente spaccata al suo interno, i centristi che, a quanto dicono i ben informati, in città non danno più segni di vita dopo la decisione di Angelino Alfano di non ricandidarsi e Sicilia futura dell’ex ministro Totò Cardinale che, con i suoi quattro consiglieri, governa senza scossoni nella maggioranza in Consiglio comunale. Il silenzio più assordante è quello di Leoluca Orlando, che ufficialmente sempre sul centrosinistra ha fatto affidamento: dopo il flop delle regionali e del suo candidato, il rettore Fabrizio Micari, è tornato a occuparsi dell’unico partito che gli abbia mai dato piena soddisfazione: la città di Palermo.
A livello provinciale il Pd continua a vivere le fratture di vecchia data che per motivi sempre nuovi si reiterano nel tempo. La più irrequieta resta l’area che fa riferimento al deputato regionale ed ex assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici: dalle polemiche sollevate dal presidente della quinta circoscrizione Fabio Teresi nei confronti della gestione renziana di Carmelo Miceli della segreteria, alla lite fra i consiglieri comunali Rosario Arcoleo e il capogruppo Dario Chinnici. Le reazioni più dure sono state appunto quelle di Teresi che per primo, sia tramite i suoi social network che rilasciando dichiarazioni ufficiali, lo scorso dicembre ha stabilito senza tanti giri di parole l’ora del decesso del partito in città. “Il Pd non c’è – continua a dichiarare – Non posso che constatare una mancanza assoluta di organizzazione non solo dopo la sconfitta alle regionali, ma anche adesso che ci apprestiamo ad affrontare il voto nazionale. La segreteria tace – continua Teresi – gli organi istituzionali a livello cittadino non vengono riuniti da prima delle elezioni amministrative di giugno”. Diplomatica la risposta del segretario cittadino: “Non ho prestato il fianco – ha detto Miceli – alle polemiche fino ad ora e continuerò a non farlo. Dico solo che forse qualcuno ha le idee confuse. La segreteria ha lavorato attivamente per la composizione delle liste in occasione delle amministrative e lo stesso ha fatto per le regionali. Oggi siamo in campo per le nazionali ascoltando la nostra base e i nostri iscritti – aggiunge Miceli – Molti circoli si sono organizzati e le riunioni sono costanti. Sono già stato al circolo Palermo Futura, e anche in provincia, a Bagheria e a Scillato per esempio. Le polemiche non fanno bene a nessuno, ancor meno al partito. Penso che bisogna investire energie per diffondere le iniziative e le cose fatte per il bene dei cittadini, non per distruggere e polemizzare”.
Ma lo strappo c’è ed è evidente soprattutto all’interno del Consiglio comunale. La frattura che si è consumata a dicembre tra il consigliere Rosario Arcoleo, che fa riferimento a Cracolici e molto vicino a Teresi, e il capogruppo renziano Dario Chinnici non si è mai risanata. La lite fra i due è nata all’indomani dell’incontro con la maggioranza voluto da Orlando lo scorso dicembre. In quell’occasione Teresi aveva lanciato la prima pietra denunciando la mancanza di una linea chiara nel partito cittadino. Chinnici aveva cercato di mettere una pezza pubblicando una foto su Facebook dell’intero gruppo consiliare e parlando di unità e collaborazione. Il post era stato smentito immediatamente da Arcoleo che in quella circostanza definì l’iniziativa social del capogruppo uno “sgamato trucchetto comunicativo che prova ad usare il lavoro responsabile che facciamo in consiglio per alimentare polemiche dentro il Pd”, e ancora: “Ribadisco quanto detto: il Pd a Palermo è in stato comatoso ed inesistente”.
Tra i due il dialogo è interrotto da allora: “Nessuna pace fatta – attacca ancora oggi Arcoleo – ci sono grosse criticità. Martedì avremo un incontro con il gruppo consiliare, capiremo se sarà possibile ricucire lo strappo, di certo Chinnici non ha fatto un buon lavoro da capogruppo nei miei confronti”. Non la pensano così gli altri due consiglieri Giovanni Lo Cascio e Carlo Di Pisa: “Chinnici ha lavorato molto bene – dice Lo Cascio, eletto in area dem e riferimento cittadino del deputato Giuseppe Lupo – fra i due si è creata una incomprensione che nulla ha a che fare con il lavoro in Consiglio. Per chiedere le dimissioni di qualcuno si devono avere i numeri e Rosario Arcoleo non li ha. Ribadisco la mia stima assoluta nei confronti del capogruppo”. Chinnici non entra nel merito della polemica sollevata da Arcoleo, ma sullo stato del suo partito non ha dubbi: “Il Pd a Palermo è impegnato e lavora sul territorio senza sosta. E’ certamente un periodo di riflessione in vista delle nazionali, ma noi continuiamo a risolvere i problemi della città. Dalla riqualificazione delle periferie all’attuazione dei bandi, dal decoro e sicurezza in previsione del notevole afflusso turistico previsto quest’anno alle proposte che abbiamo fatto per l’emergenza povertà. Sono questi i temi che interessano gli iscritti e i militanti del Pd palermitano”.
Decisamente meno frizzante l’aria che tira nell’area centrista. Piuttosto un’atmosfera malinconica dettata dalle fughe a destra e a sinistra di quello che resta del partito di Angelino Alfano, fra chi ha scelto di aderire alla “quarta gamba” a sostegno di Silvio Berlusconi e chi è rimasto a fianco del Pd nella lista “Civica e popolare” della ministra Beatrice Lorenzin. Attivo sul territorio è Francesco Scarpinato, il più votato nella maggioranza Orlandiana alle scorse amministrative e fra i più votati a Palermo nella lista “Centristi per Micari” alle regionali. Il campione di voti, nonostante le molteplici proposte ricevute in vista delle nazionali, non avrebbe ancora sciolto le riserve. Chiude il cerchio l’eterno secondo Fabrizio Ferrandelli. Oggi il leader dei Coraggiosi si dice molto concentrato sul suo ruolo d’opposizione a Sala delle Lapidi e pare aver dato definitivamente l’addio al centrosinistra palermitano e in generale a qualsiasi forma di ideologia partitica. “Non ho nessun rimpianto, il Pd non mi manca per niente – ironizza Ferrandelli – con le mie dimissioni dall’Ars nel 2015 ho voluto evidenziare tutta la distanza che mi separa dalla classe dirigente di un partito e un’area politica che secondo me oggi è completamente sconnessa dalla realtà e dai cittadini che dice di voler rappresentare. Io faccio politica per strada e fra la gente, mi confronto con le altre forze politiche solo in base ai programmi e alle idee”. Per il leader dei Coraggiosi le ideologie hanno perso il loro appeal in città, anche quelle di centrosinistra. “A Palermo – spiega – i partiti di questa area in occasione delle ultime amministrative addirittura hanno dovuto mascherare la propria identità e rinnegare cinque anni di opposizione per far contento Orlando e supportare un fantomatico modello Palermo che funziona solo parzialmente a livello locale, per niente appena si supera i confini della città. Questo appiattimento e questo snaturarsi su posizioni di uno solo o su tematiche populiste non so quanto potrà giovare al centrosinistra, lo scopriremo di certo il 4 marzo”.
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21 Gennaio 2018, 06:15