Gli spari e il delitto Ilardi, nel Catanese: è battaglia in appello

Gli spari e il delitto Ilardi nel Catanese: è battaglia in appello

Ricorrono sia l'accusa che la difesa di Antonino Cosentino
IL PROCESSO
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ACI SANT’ANTONIO (CATANIA) – È già battaglia al processo d’appello per l’omicidio di Francesco Ilardi. Acese, fu assassinato a colpi di pistola in mezzo alla strada, in via Vittorio Emanuele, il 21 febbraio 2023. Il processo si svolge dinanzi alla terza sezione penale della Corte di Catania, presieduta da Elisabetta Messina.

Per il delitto è stato condannato a 16 anni di reclusione, con varie attenuanti, Antonino Cosentino, 35enne. La vittima era l’ex socio del padre dell’assassino. Cosentino ha confessato il delitto. Ma la difesa contesta la condanna di primo grado, ritenendola troppo pesante.

L’accusa chiede le aggravanti

Tuttavia la Corte non dovrà decidere solo sul ricorso della difesa, perché a ricorrere è anche la magistratura requirente catanese. L’accusa è sostenuta in aula dal sostituto procuratore generale Giovannella Scaminaci.  Per la Pg, così come per la parte civile – ovvero la famiglia della vittima – all’imputato non andavano concesse le  attenuanti generiche.

L’accusa è convinta che, piuttosto, andava riconosciuta quantomeno l’aggravante della premeditazione. Sono tutti temi che saranno trattati in aula nella prossima udienza, il 17 novembre.  In aula in primo grado, il pm Francesco Rio aveva chiesto per l’imputato la condanna all’ergastolo.

La difesa contesta il calcolo della pena

La Corte invece accolse in parte la tesi della difesa, che chiedeva per l’appunto il riconoscimento delle attenuanti. L’imputato è difeso dagli avvocati Margherita Ferraro e Francesco Antille del foro di Catania. La parte civile, ovvero i familiari della vittima, sono assistiti dagli avvocati Umberto Terranova e Vittorio Mazzerbo.

Alla lettura del dispositivo, in primo grado, si registrarono attimi di tensione per la reazione alla sentenza da parte di parenti e amici della vittima. In aula infatti sono dovuti intervenire i carabinieri e scortare fuori dal Palazzo di Giustizia anche i legali dell’imputato, per consentire loro di uscire in sicurezza.

L’indagine condotta dai carabinieri

Cosentino, si ricorda, fu fermato dai  carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania dopo essersi allontanato dalla scena del delitto. Dopo aver sparato, infatti, avrebbe lasciato sul posto la sua auto, una Suzuki SX4. Quando i carabinieri lo hanno bloccato, era con il padre e con un legale: stava andando a costituirsi. I carabinieri avevano rinvenuto tracce di polvere da sparo nell’auto.

L’accusa si basava sulle attività svolte dai militari, supportate anche dalle immagini delle videocamere di sorveglianza della zona. I rilievi furono effettuati dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Reparto Operativo di Catania. Le indagini sono state svolte con il supporto della Compagnia di Acireale dei carabinieri. La testimonianza più significativa è stata senza dubbio quella del figlio maggiore della vittima, che era stato con il padre sino a pochi minuti prima del delitto.


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