Spatuzza chiede perdono:| “Legammo Di Matteo come un animale”

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02 Dicembre 2010, 11:20

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Chiedo perdono alla famiglia del piccolo Giuseppe Di Matteo e a tutta la società civile che abbiamo violentato e oltraggiato”. Così, visibilmente commosso, il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, deponendo al processo per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, si è rivolto ai familiari del bambino e alla Corte d’assise.

Noi siamo moralmente responsabili – ha aggiunto Spatuzza – della fine di quel bellissimo angelo a cui abbiamo stroncato la vita. Anche se non l’abbiamo ucciso io e i miei coimputati siamo colpevoli del sequestro, ma anche della morte del ragazzino e ne daremo conto, non solo in questa vita, ma anche domani dove troveremo qualcuno ad aspettarci”.

“L’abbiamo legato come un animale e l’abbiamo lasciato nel cassone di un furgoncino Fiorino. Lui piangeva, siamo tornati indietro perché ci è uscita fuori quel poco di umanità che ancora avevamo”.

Questo, il racconto che il pentito Gaspare Spatuzza fa delle drammatiche fasi del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia, Santino, rapito il 23 novembre del 1993 e ucciso dopo 779 giorni di prigionia. Dopo il sequestro, il ragazzino venne portato a Lascari dove il gruppo di fuoco di Spatuzza lo lasciò ai mafiosi che si sarebbero dovuti occupare di nasconderlo. Ma i carcerieri non erano pronti a prenderlo in consegna e dissero a Spatuzza e al boss Cristoforo Cannella di lasciarlo in un Fiorino, legato, in un magazzino a Lascari. Spatuzza e gli altri però non volevano. “Ne è nata una discussione con Cannella – ha detto – ma alla fine obbedimmo”.

Il bambino, terrorizzato, piangeva. “Ci chiamò dicendo che doveva andare in bagno – ha aggiunto – ma non era vero. Aveva solo paura. Allora tornammo indietro per rassicurarlo e gli dicemmo che ci saremmo rivisti all’indomani, invece non lo rivedemmo mai più”.

Al processo sono imputati, con l’accusa di sequestro di persona e omicidio, oltre a Spatuzza, il capomafia di Brancaccio Giuseppe Graviano, il boss trapanese latitante Matteo Messina Denaro e i mafiosi Francesco Giuliano, Luigi Giacalone e Salvatore Benigno. Il dibattimento si svolge davanti alla corte d’assise presieduta da Alfredo Montalto. Spatuzza, mai indagato per il rapimento si è autoaccusato di aver partecipato alle prime fasi del sequestro e ha coinvolto Graviano e gli altri imputati consentendo l’apertura del nuovo processo per la vicenda del piccolo Di Matteo. Altri due dibattimenti sono stati celebrati a carico di capimafia e carcerieri. Giuseppe Di Matteo venne rapito per indurre il padre Santino, pentito, a ritrattare le sue accuse. Dopo circa 3 anni di prigionia venne strangolato e sciolto nell’acido.

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02 Dicembre 2010, 11:20

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