07 Giugno 2017, 12:43
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CATANIA – È forse l’ultimo atto della lunghissima querelle giudiziaria sulle cosiddette “spese pazze” al Consiglio Provinciale che aveva coinvolto 44 componenti della consiliatura esautorata nel 2013 con la riforma Crocetta. Gino Porrovecchio, che per quattro anni ha ricoperto l’incarico di capo del gruppo Comunisti – Idv, è stato assolto dalla Corte dei Conti. La decisione è stata raggiunta già nel mese di febbraio, ma è stata depositata soltanto a giugno. Per l’accusa, Porrovecchio avrebbe dovuto restituire alla Provincia regionale di Catania, oggi Città Metropolitana, la cifra di 8.262, 47 euro, per un presunto uso illegittimo dei fondi riservati ai gruppi consiliari.
Nel procedimento, la posizione dell’esponente politico grammichelese risulta fin da subito defilata. Tanto che il 23 aprile del 2105, la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti aveva dichiarato come inammissibile l’atto di citazione “per omessa audizione personale dell’interessato nella fase di contestazioni preliminari di responsabilità”. Motivazione tecnica che ha portato a un nuova istruttoria. Da lì il procedimento, che si è risolto positivamente per l’imputato. Stavolta però la motivazione è sostanziale, perché essendo stati già assolti gli altri due componenti del gruppo Comunisti-Idv, l’attuale sindaco di Palagonia Valerio Marletta, e l’acese Antonio Tomarchio, ogni addebito ai danni del capogruppo Porrovecchio è venuto a cadere.
“C’è un giudice a Berlino!” è il commento sarcastico del politico vicino a Leoluca Orlando. “Mi piace far notare – fa sapere a Live Sicilia – che tutti i tre componenti del gruppo Comunista-IDV, che ho avuto l’onore ed il privilegio di guidare per quasi 4 anni, siamo stati prosciolti dall’accusa di aver gestito allegramente le somme assegnateci”. E ancora: “Ci siamo dati delle regole di parsimonia e totale aderenza alle regole – continua Porrovecchio – spendendo sempre molto meno del massimo assegnato e sempre per le finalità dovute e nei casi di effettiva necessità. Il nostro gruppo, per libera scelta politica ed etica, non ha ritenuto opportuno servirsi di determinate categorie di spesa anche se, come ho detto, del tutto regolari e confermate dall’assenso degli uffici che davano la regolarità della spesa stessa”.
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07 Giugno 2017, 12:43