16 Marzo 2014, 06:00
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CATANIA – “Siamo soltanto dei passa-informazioni, nessuno è obbligato ad accettare i bandi che pubblichiamo, ognuno è libero di agire come meglio crede”, esordisce così Carmelo Pappalardo il direttore del COF, ente preposto all’orientamento e alla formazione dei neo dottori etnei, all’indomani dal “caso” scoppiato tra gli studenti dell’Università di Catania che proprio non ci stanno: “che dobbiamo laurearci a fare se l’università di Catania, rispetto ad altri Atenei, denigra così tanto i suoi laureati?”.
Stage post laurea come operatore Call Center. Al centro della polemica un bando diffuso dal sito del COF destinato ai Laureati in Lettere ed Economia. “Pubblichiamo ogni settimana decine di offerte di stage – spiega Carmelo Pappalardo direttore COF – l’azienda in questione ha tutte le carte in regola, ogni requisito previsto dall’attuale legge vigente, per avanzare la sua proposta di ricerca giovani laureati, non capisco il motivo di questa sterile polemica, mio figlio ha lavorato in un Call Center, mia sorella lo fa tutt’ora, noi in qualità di ente volto all’orientamento dei nostri laureati abbiamo il dovere di pubblicare ogni tipo di offerta, senza discriminare le aziende. Non obblighiamo nessuno dei nostri giovani ad accettare, diamo semplicemente una quanto più vasta possiblità di scelta”.
Molto più dure invece le parole degli studenti che si definiscono indignati ed offesi dal bando. “Credo che l’Università, il Cof e chi per loro debbano proporre stage all’altezza dei corsi di studi sostenuti senza svalutare la preparazione di studenti già laureati – commenta Paolo Fasanaro rappresentante studenti Economia Ct – È sicuramente da apprezzare lo sforzo di ricercare quante più offerte possibili, ma lo stage (mal)retribuito promosso dal COF lo ritengo inadeguato. Meglio poche proposte ma di qualità”.
A fare eco alle sue parole quelle del sindacato universitario Udu per bocca di Gianluca Scerri. “E’ inaccettabile che venga proposto un bando del genere da una delle istituzione del nostro Ateneo. Da troppi anni ormai, l’attività di stage, è stata svuotata del suo significato di collegamento reale tra Formazione e Lavoro, e viene ormai, in maniera non troppo velata, considerata un’attività obbligatoria per gli studenti ma priva di obblighi per le aziende che li accolgono. La battaglia portata avanti anche dal nostro sindacato per retribuire gli stage, non voleva essere una ulteriore occasione, offerta alle aziende, per svilire l’investimento dei giovani siciliani sulla cultura, ma voleva essere uno strumento strutturale per evitare lo sfruttamento sistematico dei nostri cervelli migliori. Riteniamo che sia doveroso un controllo serio, da parte degli organismi preposti, perchè questo strumento venga sfruttato nella maniera e corretta per noi studenti. Riteniamo inoltre indegno che le istituzioni si prestino al gioco malsano delle aziende”.
La replica del direttore. “Ogni laureato può agire in piena libertà, il nostro è un servizio pubblico per il quale spendiamo al 100% le nostre energie ogni giorno. Una volta il tirocinio veniva svolto gratuitamente, adesso invece la legge prevede un rimborso spese di 300 euro lorde al mese, l’azienda si sta attinendo proprio a questa legge, non c’è alcun gioco malsano alle spalle. Sulla tipologia di lavoro non c’è nulla di umiliante. E’ il mercato del lavoro ad offrire questa tipologia di impiego formativo, i nostri laureati dovrebbero imparare a sbracciarsi un po’ di più le maniche, chi ha necessità di arrotondare o guadagnare qualcosa a fine mese lo fa senza troppe critiche. Quella da noi pubblicata è la possibilità di un’esperienza formativa professionale, abbiamo ricevuto un ottimo responso dai nei dottori etnei, in molti si sono candidati. Spesso nelle nostre attività di recluting le grandi aziende, anche multinazionali, richiedono esperienza professionale pregressa del giovane, anche “spicciola”, ogni tipo di esperienza dunque rappresenta un trampolino di lancio. Non c’è nulla di vergognoso, a mio avviso è più umiliante poltrire in casa pesando sull’economia familiare”.
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16 Marzo 2014, 06:00