25 Agosto 2014, 06:00
2 min di lettura
Era inevitabile che in questa terra che ama piangersi addosso, il caso del click day desse lo spunto per rievocare il caso Humanitas. Ma siccome il prezzo che sto pagando per assolvere a questo incarico è, sul piano personale, troppo alto, ho deciso di non tacere. Mi sia consentito di rievocarlo io, adesso, il caso Humanitas, avvalendomi del diritto di replica e rivolgendomi, ancora una volta, da una “giufà ” di questo governo ad un interlocutore intelligente, onesto e soprattutto disinteressato.
La vicenda della casa di cura ad indirizzo oncologico è stata immotivatamente oggetto di strumentalizzazione politica e mediatica, quando già avevo assunto anzitempo la determinazione, comunicata formalmente al Presidente e alla Segreteria di Giunta, che ogni modificazione all’assetto dei posti letto privati e accreditati con il servizio sanitario regionale sarebbe stata effettuata solo ed esclusivamente in sede di revisione della rete ospedaliera regionale, senza alterare l’equilibrio pubblico/privato e senza alcun aggravio di costi a carico della spesa pubblica. Che è esattamente ciò che la stessa Giunta ha assentito alla prima seduta utile dopo la mia formale proposta di atto di indirizzo per la rimodulazione dei posti letto della rete regionale, che nulla ha innovato in termini di incremento di posti letto per acuti, non sussistendone i presupposti introdotti dalla sopraggiunta normativa di settore.
Ma ogni chiarimento tecnico sulla questione, appare perfino oggi anacronistico e privo di rilievo, essendo stati peraltro i miei atti, ancorchè interni all’amministrazione, inusualmente oggetto di pubblicazione da parte anche di codesta stessa redazione e a tutti ostensibili al pari del resoconto dell’audizione della sottoscritta da parte della competente Commissione Legislativa. Prendo spunto da questa occasione, tuttavia, per esprimere il profondo rammarico di chi ha solo l’interesse di lavorare per il bene collettivo e di chi ha solo la colpa di essersi imbattuta in una strada che non è consentito attraversare da chi non ha né padrini né interessi particolari da tutelare, ma solo un cognome per il quale devo chiedere anche scusa.
Comunque non si preoccupi, perché la mia esperienza, come ho già detto è a tempo e il mio futuro lontano da questa terra, perchè sono convinta sempre di più che per le ragioni sopra esposte, non c’è spazio in questa Sicilia per chi decidesse di lavorare per puro spirito di servizio e nell’interesse esclusivo della collettività. Questo, ovviamente, senza nulla togliere al lecito diritto di critica e di controllo che spetta anche a voi giornalisti.
Pubblicato il
25 Agosto 2014, 06:00