31 Maggio 2023, 19:06
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CATANIA. “Chi è il cadavere nel carro funebre, a chi vanno tanti strepiti e lamenti, il morto era un grande elemosiniere…”. Die Hamletmachine, la macchina di Amleto. Il quarto capitolo dell’opera di Heiner Müller “Pest(e) a Buda Battaglia per la Groenlandia” sarà rivisitato e rappresentato da Paolo Toti sul palco di Scenario Pubblico. Debutta questa sera lo spettacolo di Paolo Toti con uno Shakespeare contro Müller e un Hamleto contro Hamletmachine.
“Un libero adattamento che si articola all’interno di una ambientazione distopica, cyber-punk, dalle tinte gotiche con diverse annessioni drammaturgiche provenienti dall’ “Amleto” di William Shakespeare e inserimenti inediti dell’autore – racconta Toti – facendo rientrare l’aspetto concettuale dell’opera nel recito della cruda attualità”. La struttura narrativa di quest’opera teatrale è quella del monologo, dove l’interpretazione dell’attore è sostenuta, da una corposa presenza testuale e da un utilizzo del movimento corporeo che lo fa approdare al teatro-danza. “La volontà è quella di sanare la frattura tra il testo e la scena, di cercare un equilibrio – continua Toti – una mediazione virtuosa tra la parola e il corpo, o se vogliamo, tra la forma e il contenuto, tra presenza e rappresentazione, condivisione e comunicazione, processo e risultato, manifestazione e significato, energia e informazione”. Un Amleto, post-Amleto con lo spettro di un personaggio mitico che viene rivisto e ristrutturato come l’assemblaggio di una macchina alla quale il telaio-scheletro rimane integro, ma si articolano in lui pezzi nuovi. La macchina come metafora viene ulteriormente utilizzata anche per esprimere una “fuga dalle macchine” o meglio un ritorno all’ ”uomo vero”, per mediare un futuro-presente troppo esasperato, veloce e macchinizzato, apatico, nichilista e crudele.
“In questa prigione corporale, Amleto è vittima della sua vendetta, ne è schiavo è la macchina che lo guida in azioni violente che però lui non vuole più compiere. “Io non voglio vendicarmi più”. Così come l’uomo moderno è vittima e schiavo della competitività, dell’egoismo, della tecnologia e dei consumi, che lo macchinizzano e lo consumano, allontanandolo sempre più dalla sua anima umana e quindi dalla verità”. Amleto esce dall’immondizia che lo ricopre e lo nasconde è vestito a brandelli, ma con una veste nera. Un “mantello color dell’inchiostro”, con delle catene che gli bloccano i polsi che successivamente distruggerà prima di impugnare una spada e fare a pezzi la sua prigione, fisica e interiore. In questa maglia nera passano raggi di luce e gli elementi scenici descrivono un ambiente metropolitano che racchiude in se i bassifondi di una città moderna con dei richiami, non espliciti, provenienti dalle più sofisticate multinazionali dei giorni nostri. Un contrappunto anacronistico medioevale rappresentato dalla presenza in scena di spade, elmi e teschi in mezzo a rifiuti urbani di una discarica moderna. Tre pannelli delineano i paramenti murali della discarica dove, al centro, vi è il viso di Amleto in lacrime, “e poi lasciami mangiare il tuo cuore Ofelia, che piangi le mie lacrime”. Voce narrante sarà quella di Chiara Luce Fiorito, Ofelia, in un palco che diventa utile alla drammaturgia e l’azione scenica diventa azione trasformativa attraverso le combinazioni tra l’attore, l’oggetto e la musica.
“Protagonista assoluto di questa animazione è un carrello della spesa posto al centro della scena sin dall’inizio dell’opera che rappresenterà forme diverse partendo però sempre dall’assunto consumista che simboleggia – aggiunge Toti – un carrello che prima seppellisce e poi contiene l’uomo consumatore e l’uomo oggetto. Amleto, in questa messinscena, “nel cuore delle tenebre”, verrà fuori come una luce di speranza in un mondo buio e tagliente. Il tutto diventa un tentativo di rivoluzionare il proprio destino e quindi non essere più vittima e nemmeno carnefice come dirà Amleto “non voglio più morire, non voglio più uccidere”.
Appuntamento questa sera a Scenario Pubblico.
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31 Maggio 2023, 19:06
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