Elezioni di “mid term” | Primo test per Trump

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06 Novembre 2018, 15:47

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L’America torna al voto. A due anni esatti dal giorno dell’elezione di Donald Trump, in queste ore gli Stati Uniti andranno nuovamente alle urne, per rinnovare tutti i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti, un terzo del Senato (35 seggi su 100) e 39 dei 50 governatori. Un mega election day, il cosìdetto “mid term” (“medio termine”), che da sempre segna il giro di boa per ogni mandato presidenziale.

Ad oggi, la sfida di Trump e del Partito Repubblicano è quella di mantenere la maggioranza fra gli scranni del Senato, cercando di limitare i danni alla Camera. La situazione però, secondo gli osservatori, resta del tutto incerta. Degli attuali 235 deputati repubblicani, 192 sarebbero quasi certi di essere rieletti; fra i Dem (che attualmente contano 193 seggi alla Camera), riconferma alquanto scontata per 172 parlamentari. A fare la differenza sarebbero i restanti 71 seggi in bilico: qui, in caso di netta affermazione, il Partito Democratico potrebbe riuscire nel colpaccio di strappare il controllo della House of Representatives, dando filo da torcere al governo per i prossimi due anni. Diverso lo scenario al Senato, dove i repubblicani dovrebbero mantenere la risicata maggioranza di cui godono attualmente.

Scenari che restano quindi tutti da definire, in un’America che già due anni fa mostrò l’imprevedibilità del suo elettorato. In realtà, per natura, il “mid term” è da sempre una sorta di rivincita per l’opposizione. Negli ultimi cento anni, escluso in tre casi, tutte le amministrazioni in carica hanno perso il controllo di almeno una delle due camere, senza che questa debacle compromettesse la rielezione del presidente. Perfino Barack Obama, eletto nel 2008, due anni dopo vide il tracollo del “suo” Partito Democratico nel medio termine, ma poi gli elettori lo riconfermarono alla presidenza nel 2012.

 

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06 Novembre 2018, 15:47

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