21 Dicembre 2010, 10:59
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“Ho sbagliato e mi sono cacciato in questo guaio. Ho fatto una cazzata, non ho giustificazione”. Massimo Ciancimino non ci gira attorno. Le ultime cronache lo hanno visto protagonista di un rapporto con Girolamo Strangi, imprenditore reggino considerato vicino alla potente cosca dei Piromalli. Intercettato mentre si trovava a colloquio con questi, il superteste della procura di Palermo ha parlato di milioni di euro che “stanno là a fare la muffa”. Ed è partita un’indagine.
Ciancimino jr prova a spiegare: “Si tratta di alcuni soldi che avevo affidato a un commercialista (il “Paolo” di cui si parla nelle intercettazioni, ndr) e che non mi sono mai più tornati, anzi, mi hanno portato al fallimento di un affare a Ferrara di cui mi sento parte lesa”. Secondo quanto racconta Massimo Ciancimino, il commercialista, per restituire la somma, gli avrebbe chiesto di andare con lui da Girolamo Strangi, “Gino u’ bancomat”. “Se ti presenti tu sicuramente ti dà i soldi” sarebbe stata la frase che avrebbe indotto il testimone della trattativa Stato-Cosa nostra a recarsi dall’imprenditore reggino, senza scorta, perché in certi ambienti arrivare con un’auto coi lampeggianti non è proprio elemento positivo. “Quando mi ha visto mi ha detto: ‘ma lei è pazzo? Lei è una bomba atomica!’ – racconta Ciancimino jr – e lì ho cercato di rassicurarlo e mi sono reso conto quanto ormai sono diventato un’icona e, col ruolo che ho, non posso permettermi errori grossolani come questo”.
Di più, Massimo Ciancimino, non dice. “Devo mantenere un rigoroso silenzio per il rispetto degli inquirenti e parlerò compiutamento quando il quadro sarà più chiaro”. Ma qualche dubbio lo lancia. “Penso di avere ragione in questa storia, le banche non danno credito e ho cercato di recuperare un investimento. Certamente non mi sto facendo amici e questo è il risultato, altro che benefici derivanti dalla collaborazione”. Il riferimento, non troppo velato, è alla “versione suggestiva” con la quale sono state pubblicate le intercettazioni e, soprattutto, alla presunta parzialità delle stesse. “Perché non si va a vedere a cosa dicevamo prima e cosa abbiamo detto dopo?”, si chiede Massimo. E l’ultimo riferimento è alla tempistica con la quale sono usciti i brogliacci. “Sabato scorso dovevo essere interrogato e consegnare documenti ‘pesanti’ alla procura di Palermo. Meno male che l’interrogatorio è slittato a lunedì”. Ma, in tutta questa storia, Ciancimino jr è certo: “Non cerco giustificazioni, mi assumo le mie responsabilità e – conclude – mi dispiace per le vittime delle stragi di mafia visto che si sta mettendo in discussione il mio ruolo e la mia valenza di testimone”.
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21 Dicembre 2010, 10:59