Stop alla Via Crucis | Tra fede, divieti e mafia - Live Sicilia

Stop alla Via Crucis | Tra fede, divieti e mafia

Piazza Ingastone

Fra gli organizzatori anche il fratello del boss che in passato guidava la confraternita

PALERMO – A stoppare la cerimonia religiosa, organizzata in alternativa alla tradizionale Via Crucis, sono stati i carabinieri. Decine di persone si erano radunate davanti alla chiesa Maria Santissima di Lourdes in piazza Ingastone a Palermo.

Due statue di santi, una grande croce e un sistema di amplificazione per diffondere l’audio. Ad intervenire venerdì sera sono stati i carabinieri della compagnia di San Lorenzo e del XII Reggimento Sicilia. Gli organizzatori della cerimonia religiosa, cinque persone di età compresa tra i 20 e i 42 anni, che fanno parte della confraternita “Anime sante”, sono stati sanzionati per violazione delle norme di contenimento della pandemia da Coronavirus.

Fra di loro c’era anche Antonino Comandè, fratello del boss di Porta Nuova, Stefano, che sta scontando una condanna per mafia. La famiglia Comandè è sempre stata in prima fila nella confraternita.

La partecipazione religiosa, quella autentica, quella sentita da tante persone, ha spesso fatto da schermo ad operazioni sporche. Le feste di quartiere sono una zona franca. Qualche transenna, o poco più, demarca un luogo dove chi sta al di qua è autorizzato a sentirsi in un regno senza regole. E la festa diventa un momento per mostrare la propria autorevolezza.

Le indagini sul mandamento di Porta Nuova hanno consentito di affermare che i festeggiamenti in onore della Madonna di Lourdes in passato erano sotto il totale controllo mafioso. I carabinieri del Nucleo investigativo hanno monitorato l’edizione del 2016.

Filippo Maniscalco, longa manus di Francesco Arcuri ne parlava con Alessio Comandè, fratello di Antonino e di Stefano. Quest’ultimo fino al suo arresto, ha ricoperto la carica di superiore della confraternita “Anime sante”. Alessio “Alex” Comandè faceva l’elenco degli ambulanti, rigorosamente abusivi, ai quali era stato concesso di vendere panelle e crocché, milza, stigghiole, calia e semenza, birra, panini, cozze e polpo durante la festa. “Paoluzzu”, “Bambolino”, “Sacchiteddu”, “Gioacchino”, “Orazio”, “Antonio” avevano ricevuto il via libera.

Per organizzare una festa in grande stile servivano i soldi. Si diedero tutti da fare: “… piattino e raccogliere come i pazzi… riffate… la paghiamo noi questa giornata di festa”. L’idea era quella di aggiungere una terza serata alle due inizialmente previste. Serviva l’autorizzazione di un pezzo grosso.

C’era un rigido tariffario: “Tre euro a cinquanta” a cassa di birra venduta, e di birra se ne beve troppa in queste occasioni (“Cinquecento casse”). Altro denaro era stato guadagnato con le riffe alla Zisa, al Capo e a Borgo Vecchio. “Fighettino, Stefano, Antonio, Salvo, Francesco, Fabio, Giorgio, Murizio, Valentino”: un piccolo esercito di arriffatori si era dato un gran da fare. Al Capo avevano fatto il pienone e gli erano rimasti “5000 euro di guadagno”. “Altri mille euro” li avevano raccolti “con il giro delle baracche”.

Al netto delle spese i soldi venivano poi ripartiti fra i boss. Ad esempio a Gaspare Rizzuto andavano consegnati 5.000 euro. Rizzuto era il braccio destro di Gregorio Di Giovanni, guida dell’intero mandamento e presente alla riunione della nuova commissione di Cosa Nostra. All’interno dell’abitazione di Francecso Pitarresi è stata intercettata una conversazione in cui si parlava dei preparativi della processione del Venerdì Santo del 2017, sempre nella chiesa della Madonna di Lourdes. “Vito il fioraio” si doveva occupare degli addobbi.

Nino Comandè voleva che lavorasse pure un altro fornitore. Vito ne avrebbe discusso prima con Rizzuto e poi con Di Giovanni. A riferirlo era lo stesso commerciante: “Ho annagghiato a Gregorio e ci ho parlato… come i confrati non mi vogliono?… Gaspare sono un amico vostro sempre a disposizione qualsiasi cosa… come mi state difendendo voi altri?”. Perché durante la festa religiosa si fa anche questo, si proteggono interessi che nulla hanno a che vedere con la fede. Il Coronavirus ha imposto delle restrizioni che i cinque identificati venerdì sera hanno provato ad aggirare. Niente Via Crucis, ma una più modesta preghiera che però non rispettava i divieti ed ha attirato decine di persone.


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