17 Maggio 2016, 14:09
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CATANIA – Condanna a 18 anni per il tunisino Mohamed Alì Malek e sei anni per il siriano Mahmud Bikhit. La requisitoria dei pm Andrea Bonomo e Rocco Liguori si è conclusa con le richieste di pena per i due imputati del processo sulla strage di migranti del 18 aprile 2015. Nel naufragio del peschereccio – in questi giorni al centro di una delicata operazione di recupero della Marina Militare – persero la vita almeno 700 persone. Un dramma umanitario dalle proporzioni epocali. La pena più dura è per il tunisino Malek, indicato dagli inquirenti come il capitano del natante affondato e accusato di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Reato quest’ultimo contestato al siriano, che è stato identificato come un membro dell’equipaggio.
Il processo si è svolto con il rito abbreviato. Il difensore di Malek, l’avvocato Massimo Ferrante, aveva chiesto l’abbreviato condizionato a una serie di integrazioni investigative, soprattutto inerenti l’acquisizione della scatola nera del mercantile portoghese con cui il natante si è scontrato durante le operazioni di soccorso. Il Gup Daniela Monaco crea però ha rigettato la richiesta e così si è proceduto con l’abbreviato secco.
In quel nubifragio solo una trentina di persona si salvarono. Tra loro due minorenni che si sono costituiti parti civile nel processo. Nella prossima udienza è prevista l’arringa dei difensori.
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17 Maggio 2016, 14:09