Strage di Capaci: Lagalla rinuncia, i 'veleni' delle elezioni

Strage di Capaci: Lagalla rinuncia, i ‘veleni’ delle elezioni

Il candidato sindaco del centrodestra non va alla commemorazione. Le polemiche.
23 MAGGIO 1992
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2 min di lettura

C’è la memoria che diventa cronaca. Ci sono le fondate perplessità delle vittime di mafia e di molti altri sul rapporto tra condannati di mafia e politica, in vista delle prossime elezioni palermitane in cui sarà scelto il sindaco. C’è una città moralmente sfibrata, divisa e fisicamente assai malmessa. Le urgenze di oggi si intrecciano drammaticamente con il sempre presente dolore di ieri.

La rinuncia di Lagalla

Le riflessioni opportune sull’etica e sulla moralità si intrecciano con la competizione nelle urne, ‘avvelenandola’ nei toni e nei contenuti che non sono mai disgiunti da un significato politico. “Nelle scorse ore – si legge in un comunicato di Roberto Lagalla, candidato sindaco del centrodestra – ho avuto un colloquio telefonico con la professoressa Falcone per annunciarle con rammarico l’impossibilità di partecipare alla manifestazione di commemorazione dei trent’anni della strage di Capaci. Sono stato costretto a prendere questa decisione per evitare che qualche facinoroso, sensibile al fascino di certe feroci parole, potesse macchiare uno dei momenti simbolici più importanti della nostra città”.

“Un clima d’odio”

“Ieri dallo stesso palco in cui si terranno le celebrazioni di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta – prosegue la nota – è stato operato nei miei confronti un premeditato linciaggio morale, camuffato da pièce teatrale. Non è mia intenzione esporre Palermo a potenziali violenze. È mio dovere salvaguardare la sua immagine di fronte alle più alte cariche dello Stato e all’intero Paese. Sono profondamente addolorato per il clima d’odio che qualcuno sta alimentando strumentalmente. Auspico che da domani si torni a parlare di Palermo e delle idee per la sua rinascita. Io di certo continuerò a farlo”.

“Cuffaro, Dell’Utri e i fantocci”

Ma la polemica si accende ancora di più. “Le parole di Fiammetta Borsellino, Alfredo Morvillo, Maria Falcone – dice Giusto Catania, di Sinistra Civica Ecologista – non possono lasciare indifferenti la società palermitana in vista del voto del 12 giugno. L’indignazione popolare e la questione morale non possono fermarsi sulla soglia della cabina elettorale. Il ritorno in grande stile dei più noti condannati per mafia sulla scena politica palermitana deve essere motivo di inquietudine e rappresenta un messaggio pericoloso per le nuove generazioni. Nel trentennale della strage di Capaci, l’unico modo per fare memoria ed onorare Giovanni Falcone è evitare che Cuffaro e Dell’Utri tornino a governare Palermo, piazzando i loro fantocci al governo della città”.

(nella foto: Roberto Lagalla depone dei fiori alla stele di Capaci)


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