17 Marzo 2010, 18:38
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Sette attentati in 11 mesi, 10 morti, 95 feriti e danni enormi al patrimonio artistico e religioso: questo il bilancio della campagna stragista in continente, a Firenze, Milano, Roma, tra il 1993 e il 1994, per la quale sono stati condannati mandanti ed esecutori di Cosa nostra. Le indagini però non si sono mai fermate. Quindici gli ergastoli resi definitivi dalla Cassazione il 6 maggio 2002, per strage aggravata dalla finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, questa l’accusa contestata dalla procura di Firenze a cui spettarono le indagini perché nel capoluogo toscano si verificò il primo attentato con vittime: l’autobomba esplosa in via dei Georgofili, accanto agli Uffizi, alle 1.04 del 27 maggio 1993 uccise lo studente Dario Capolicchio e la famiglia Nencioni, padre, madre e due figlie, Nadia 9 anni e Caterina, sei mesi. Tra i condannati al carcere a vita Totò Riina, Leoluca Bagarella, i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro che, insieme al pentito Giovanni Brusca (20 anni) erano stati, secondo l’accusa, promotori e organizzatori a vario titolo della campagna di terrorismo, per costringere lo Stato a scendere a patti sul carcere duro e la legge sui pentiti. L’inchiesta, dopo quelle condanne, non si è fermata: dal 1995 sono state aperte e archiviate più indagini sui cosiddetti ‘mandanti a volto coperto’, da quella su Silvio Berlusconi e il senatore Marcello Dell’Utri (iscritti come Autore 1 e 2), a quella su presunti rapporti tra ambienti massonici e mafia trapanese, passando dai procedimenti sull’ex senatore Dc Vincenzo Inzerillo e su Paolo Bellini. Dall’estate 2008 la procura ha cominciato a raccogliere le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, che ha poi chiamato in causa il premier per presunti rapporti con i Graviano attraverso Dell’Utri. Filippo Graviano, al processo d’appello a Dell’Utri, ha smentito di conoscere il senatore, suo fratello Giuseppe non ha parlato. Il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi a novembre scorso ha smentito che Berlusconi e dell’Utri fossero indagati. Parlò di “concreta speranza di individuare” altri esecutori materiali. Il via agli attentati fu a Roma, il 14 maggio 1993, con l’autobomba in via Fauro, obiettivo Maurizio Costanzo, uscito illeso. Poi la strage a Firenze. Il 27 luglio, alle 23.14, le altre cinque vittime, in via Palestro a Milano, dove esplose una Fiat Punto davanti al Padiglione d’arte contemporanea: morirono Moussafir Driss, marocchino, i tre vigili del fuoco Stefano Picerno, Carlo La Catena e Sergio Pasotto e il vigile urbano Alessandro Ferrari. Neanche un’ora dopo il doppio attentato a Roma: alle 00.03 del 28 luglio davanti alla basilica di S.Giovanni in Laterano e alle 00.08 davanti alla chiesa di S.Giorgio al Velabro. Nel ’94 infine i falliti attentati allo stadio Olimpico a Roma contro un pullman dei carabinieri (23 gennaio) e a Formello (14 aprile), per uccidere il pentito Totuccio Contorno.
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17 Marzo 2010, 18:38