22 Giugno 2018, 17:10
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CATANIA – Non è mancata l’ansia. Da tutte e due le parti. Come sempre quando si attende un verdetto. La Corte d’Assise d’Appello di Catania ha condannato a 30 anni di reclusione Vincenzo Di Mauro, accusato dell’omicidio della ex compagna Luana Finocchiaro. È stata, quindi, confermata la sentenza del Gup e accolta la richiesta della Pg Maria Ledda e del legale di parte civile, l’avvocato Agata Viscuso. L’imputato è assistito dall’avvocato Enzo Merlino.
Luana Finocchiaro è stata uccisa la notte tra il 31 gennaio e il 1 febbraio del 2016. È stata strangolata nella sua casa di Misterbianco. L’assassino l’ha strangolata. La sua furia omicida non è stata fermata nemmeno dalla presenza del figlio, che all’epoca aveva 4 anni. Fortunatamente il piccolo non si rese conto di quello che avvenne in quella notte maledetta. Il bimbo, frutto di una relazione tra Luana e Vincenzo, era con la madre quella sera, mentre gli altri due fratelli (avuti dal primo matrimonio) erano con i nonni.
Quella sera Luana aprì la porta al suo assassino. Poi ci fu la lite, forse per la gestione del bimbo o addirittura perché l’ex compagna si rifiutò di lavargli alcuni vestiti, culminata con l’omicidio. Ad inchiodare Vincenzo Di Mauro furono i dati dei tabulati telefonici e l’analisi di alcune telecamere di videosorveglianza. Le indagini dei carabinieri portarono direttamente all’imputato. Quella notte Di Mauro dopo aver ucciso la donna – secondo le ricostruzioni dell’accusa – prese il figlio e se lo portò a casa.
Ma ad appesantire la sua posizione processuale ci sono stati anche i suoi precedenti. Luana lo denunciò. Più e più volte. Nel 2012 finì anche in manette per lesioni. Poi la donna ritirò la denuncia.
La violenza omicida dell’uomo era già esplosa oltre 15 anni fa. Vincenzo Di Mauro nel 2001 finì in carcere per omicidio. L’anno prima assassinò un suo vicino di casa, Francesco Tirendi, di 47 anni. Lo accusò di aver insidiato la fidanzata allora 17enne. Durante un violento alterco lo picchiò, gli chiuse la testa in un sacchetto di plastica e infine lo strangolò con un cinturino. Per quell’omicidio fu condannato a 11 anni di reclusione.
La Corte d’Assise d’Appello depositerà tra 15 giorni i motivi della sentenza. Confermato anche il risarcimento danni per le parti civili costituite: 20 mila euro ciascuno per i genitori della vittima, Venera Murabito e Vito Finocchiaro, e per i tre figli, 10 mila euro invece per il fratello di Luana e per l’ex marito. L’imputato fu sottoposto a una perizia: i consulenti del giudice lo considerarono capace di intendere e di volere.
Fuori dall’aula, questa mattina, c’erano le madri di altre due vittime di femminicidio. La mamma di Giordana e della piccola Laura. Tra poche settimane cominceranno i processi d’appello.
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22 Giugno 2018, 17:10