Cronaca

Stupro di Catania, le associazioni in piazza: è il giorno della rabbia

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08 Febbraio 2024, 05:01

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CATANIA – È arrivato il giorno della rabbia. Il momento per metabolizzare quanto è accaduto alla Villa Bellini in pieno centro a Catania, dove una tredicenne è stata brutalmente violentata da un “branco” di giovani egiziani. Una manifestazione per dire – ancora una volta – “no alla violenza sulle donne”, convocata, ieri pomeriggio, davanti alla prefettura dalle associazioni femministe e dalla Cgil. Hanno partecipato circa 300 persone, secondo gli organizzatori. Un assembramento visibile da lontano, anche se c’è chi sperava in una mobilitazione più ampia. 

Lo stupro di Catania

È una manifestazione senza palco, chi vuole è libero di prendere la parola. “Ancora il clima del patriarcato non è stato estirpato” urla nel megafono un’attivista che non riesce a trattenere lo sconcerto per quanto accaduto. “Fenomeni quali il femminicidio e lo stupro rappresentano soltanto la punta dell’iceberg di un clima culturale che veicola la mentalità misogina” ha gridato ancora. “È una vergogna”. Questo è lo sfogo di chi prende la parola per dire che si è sentita derisa quando ha contatto il numero per l’emergenza chiedendo aiuto. Un’accusa grave.

La testimonianza

Anna Di Salvo (in foto), docente in pensione, è presidente dell’associazione ‘Città Felice’ e attivista della rete ‘Ragnatela’. Da anni mette a disposizione la propria esperienza affinché le violenze di genere siano neutralizzate. E non poteva mancare in piazza. “Saremmo state più contente se questa manifestazione fosse stata organizzata da voi uomini” ha detto ai giornalisti prima di incontrare la prefetta Maria Carmela Librizzi, che ha accolto una delegazione nel suo ufficio. “Da oltre cinquant’anni lottiamo contro la violenza non soltanto contro le donne, ma in generale, e sappiamo che la cultura dello stupro è di origine patriarcale – spiega – è un dato che fa male, ma crediamo in una nuova civiltà”.  

“C’è un collegamento tra la stupro avvenuto e lo sgombero del consultorio: non è un mistero”, dice Luigi Nicolosi, componente della segreteria provinciale dei Giovani democratici.  “Il problema non è che sono egiziani”. E continua: “Potevano essere sette ragazzi di Picanello o sette figlie della Catania bene, non è questo il tema. Gli stupratori non hanno nazionalità”, sottolinea. “Sono maschi!” rilancia una manifestante. “Iniziamo dalla scuola!” risponde un’altra. “Dove sono le telecamere, che abbiamo pagato con le nostre tasse?” aggiunge un’altra ancora.

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Nei giorni scorsi è esplosa la polemica a distanza tra la componente junior del Partito democratico catanese e il quotidiano Libero. “Soccorso rosso agli stupratori” è stato il titolo della prima pagina del 5 febbraio appena trascorso. 

“I ragazzi hanno preso immediatamente una posizione seria e netta e io mi sono complimentata con loro. E, visti i risultati, avevano pure ragione”, Maria Grazia Leone, segretaria provinciale del Pd difende senza se e senza ma i giovani dem. “Sapevamo che ci sarebbe stato un pezzo d’informazione che avrebbe spostato l’attenzione dalla vittima ai carnefici perché provenienti da un paese straniero”, ha dichiarato al nostro giornale. “La verità è che quando una donna cammina per strada, soprattutto se al buio, ha ormai paura dei passi che la seguono, indipendentemente se siano di catanesi, palermitani o egiziani”, ha sottolineato. “Molestie, stupri, femminicidi: i numeri sono allarmanti. E le vittime sono sempre le donne”.

Ma c’è un livello locale della questione, che riguarda il comparto della sicurezza. Leone intende affrontarlo quanto prima. “Ho già parlato con il capogruppo in consiglio comunale del Pd, Maurizio Caserta, nei prossimi giorni ci incontreremo per avanzare le nostre proposte all’amministrazione”. Intanto è emerso che le batterie delle telecamere della Villa Bellini fossero scariche. Un dettaglio che genera sconforto, e non solo alla luce delle stupro consumato all’interno del giardino comunale. “È una cosa insopportabile”, commenta la segretaria del Pd. “Se gli strumenti ci sono, devono funzionare!”. E aggiunge: “Un problema sicurezza esiste a Catania, ma attenzione: non riguarda solo il centro, ma anche le periferie. E lo abbiamo già fatto presente con la nostra presenza sul campo, denunciando l’immondizia presente e lo spaccio in pieno giorno”.  

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