15 Dicembre 2018, 19:22
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PALERMO – Avevano davvero scelto un luogo insolito per incontrasi. Francesco Colletti, il capo mandamento di Villabate che faceva parte della nuova Cupola, e Antonino Messicati Vitale, boss dello stesso mandamento, si davano appuntamento all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo. Per la precisione, al bar dei nuovi uffici giudiziari. Pensavano di non dare nell’occhio in uno dei posti più controllati della città. Si sbagliavano.
Il 5 maggio 2017 Messicati Vitale, che aveva trascorso un periodo di latitanza al caldo di Bali, doveva recarsi in Tribunale per assistere al processo che lo vede imputato a piede libero. Sapeva che l’udienza sarebbe stata rinviata per lo sciopero degli avvocati: “… dovrebbero rinviare perché c’è sciopero Mà…”, diceva alla mamma. Si presentò lo stesso e rimase per venti minuti dentro il bar a parlare con Colletti.
Il 26 maggio arrivò la condanna. Messicati Vitale si fece trovare al Palazzo con gli effetti personali dentro un borsone. Era chiaro che in caso di condanna sarebbe stato arrestato dopo la lettura del verdetto. Così avvenne.
Anche quel giorno doveva incontrare Colletti in Tribunale. Attese, invano, però. Il capomafia di Villabate non si presentò. Meglio evitare nel giorno in cui era molto probabile che Messicati Vitale finisse in manette. Nel pomeriggio le microspie registrarono il dialogo fra Colletti e il suo braccio destro, Filippo Cusimano. Il primo diceva di non essere andato all’appuntamento perché se n’era “dimenticato”, ma era facile perché la sua presenza sarebbe stata certamente notata dai carabinieri.
Non si sbagliava, ma non immaginava che i militari del Nucleo investigativo lo avevano pedinato altre volte. Erano certi che fosse diventato lui il capomafia di Villabate. Un anno dopo l’arresto di Messicati Vitale Colletti affidava alle microspie dei militari la storia della nuova Cupola.
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15 Dicembre 2018, 19:22