12 Aprile 2011, 19:41
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Scatta il conto alla rovescia per il polo di Termini Imerese, dove la Fiat cesserà la sua produzione a fine anno. Oggi, presso la sede del ministero dello Sviluppo economico, i sindacati hanno incontrato la Cape del finanziare siciliano, Simone Cimino, l’ultima delle sette aziende selezionate da Invitalia per rilevare lo stabilimento siciliano. Un incontro atteso viste le ultime vicende che hanno travolto il manager-imprenditore che, proprio ieri, ha abbandonato tutte le cariche ricoperte dopo il provvedimento di amministrazione straordinaria voluto da Bankitalia che ha colpito la Cape Natixis sgr. Dimissioni, si legge in una nota, decise per “agevolare le attività dei nuovi organi di gestione”.
A Termini intanto Cimino propone, con il suo progetto “Sunny car in a sunny region”, un investimento pari a 119 milioni di euro per la produzione e la commercializzazione di auto elettriche, nonché di batterie elettriche, e 910 occupati, a regime, entro il 2016. In particolare, nel primo anno, ossia nel 2012, dovrebbero essere occupate 285 persone: 185 nel settore auto e 100 nel settore batterie. Nel complesso, 800 potrebbero essere attinte dall’attuale bacino dei lavoratori della fabbrica e dell’indotto Fiat. “Un progetto quello di Cape che pare positivo, anche se legato allo sviluppo di un segmento, quello delle auto elettriche, promettente, ma ancora agli albori”, commenta Eros Panicali, segretario nazionale della Uilm.
Il giudizio della Uilm è positivo sulla qualità della proposta, ma interlocutorio sulle quantità a cui il progetto fa riferimento: “Il numero dei potenziali occupati – sottolinea infatti il dirigente sindacale – non è sufficiente a dare risposta da solo alla generalità dei lavoratori di Termini Imerese e da qui al 2016, data in cui si completerebbero le assunzioni, si richiederebbe un congruo percorso di ammortizzatori sociali”.
“La proposta di Cape è da valutare, in quanto presenta profili interessanti dal punto di vista dello sviluppo e della ricerca e permette di rimanere nel settore dell’automotive”, dichiarano i vice segretari nazionali dell’Ugl Metalmeccanici, Italo Gatta e Antonio Spera. “Ciò che è emerso da parte di tutte le realtà interessate all’area siciliana incontrate in questi giorni – evidenziano – è la necessità di un’accelerazione nella tempistica, cosa che condividiamo in quanto riteniamo urgente dare risposte concrete ai dipendenti dello stabilimento e dell’indotto. Non ci stancheremo mai, inoltre, di ribadire che la nostra priorità è quella di ricollocare questi lavoratori, preferibilmente nel settore auto. Per il resto, ben vengano tutte le ulteriori iniziative che possono contribuire a sviluppare l’occupazione sul territorio”. “Continueremo a monitorare la situazione globale del piano di rilancio – concludono -, rimanendo in attesa dell’incontro che abbiamo richiesto con i dirigenti del ministero e Invitalia per avere approfondimenti sulla concreta fattibilità dei vari progetti e sul disegno complessivo per il polo industriale”.
Scettico sul percorso finora seguito è Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom di Palermo: “Nutriamo numerose perplessità sul metodo adottato finora perché dopo un anno e mezzo di confronti ci ritroviamo ancora senza certezze sulla ricollocazione di 2.200 lavoratori. Abbiamo perso molto tempo. La Fiat ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Termini nel giugno del 2009 e ancora la confusione regna sovrana. Addirittura ci hanno parlato di tre nuovi progetti che potrebbero entrare in campo e uno dei quali potrebbe essere incompatibile con Rossignolo (che produrrebbe con la De Tomaso due tipologie di vetture alto di gamma, una city car e un minisuv, ndr)”. Intanto il tempo passa. E dicembre è sempre più vicino.
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12 Aprile 2011, 19:41