24 Maggio 2017, 20:26
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CATANIA – La Super Camera del Sud Est nascerà. Ormai la cosa sembra certa: la Conferenza Stato-Regioni che si è conclusa da pochi minuti ha riscontrato la mancata intesa delle Regioni sulla revoca del decreto di accorpamento delle tre Camere di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa, che quindi resta in vigore. Il problema evidenziato dal presidente Boccaccini è che, se si accettasse di tornare indietro sull’accorpamento siciliano si dovrebbe, e potrebbe, tornare indietro anche su tutti gli altri, mettendo a rischio il numero massimo di Camere di Commercio imposto dalla Legge Madia. Come ha già scritto LiveSiciliaCatania, quel numero massimo è 60 ed è quello che deve essere mantenuto e rispettato.
È altrettanto vero, però, che seppur di fronte al parere negativo delle Regioni, il ministro Calenda ha a sua disposizione ulteriori trenta giorni per portare la revoca – del suo stesso decreto ministeriale firmato il 25.05.17 – in Consiglio dei Ministri. È vero. Il ministro può farlo ma, alla luce dei fatti odierni, delle motivazioni portate avanti dalla riunione delle Regioni e dalle dichiarazioni espresse da due Camere di Commercio su tre (Catania e Ragusa) la cosa è molto improbabile.
Insomma, affermare che la Super Camera del Sud Est è pronta a nascere potrebbe non essere una frase così peregrina. Certo, rimane ancora l’incognita del ricorso presentato al Tar e per il quale oggi era prevista un’udienza. Ma è stato un nulla di fatto, perché la parte proponente ha, nuovamente, chiesto – e ottenuto – un ulteriore rinvio.
L’attesa. Da domani la Super Camera del Sud Est potrebbe non esistere più. La revoca del decreto ministeriale 25.09.15 relativo all’istituzione della Camera di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa è l’ottavo punto all’ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni prevista per le ore 15 di giovedì 25 maggio 2017. Non ci saranno discussioni e la questione verrà affrontata e risolta nel breve volgere di qualche minuto. Forse ne basterà solo uno per poggiare sul tavolo una delle due possibilità rimaste dopo il rinvio chiesto dal sottosegretario Gentile il 4 maggio: revocare o mantenere l’accorpamento. Per essere esatti: revocare il decreto di accorpamento che ha già interamente concluso il suo iter procedurale, così come richiesto dal presidente Crocetta in ossequio ai desideri del territorio di Siracusa, cioè della politica. Oppure mantenere il decreto di accorpamento e convocare quel Consiglio camerale che sta aspettando, dal 14 febbraio, di eleggere la sua nuova governance.
Come finirà? Le percentuali non sono al 50 e i tre esponenti delle tre Camere di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa – rispettivamente il commissario ad acta del procedimento Alfio Pagliaro, il commissario Dario Tornabene e il presidente Peppino Giannone – che abbiamo incontrato per caso alla fine dell’assemblea soci di Sac SpA hanno previsioni diverse ma sembrano concordare su grosse disparità percentuali. Insomma, se fosse una scommessa la revoca del decreto la si darebbe 8 su 10 oppure all’esatto opposto. E questo vuol dire che non c’è nulla di certo e che tutto è ancora in gioco.
Il vero problema risiede nel fatto che in base alla legge 530/1993 sulla quale il ministro ha basato lo schema di revoca, le uniche deputate a decidere di far parte o meno di un accorpamento sono solo ed esclusivamente le Camere di Commercio. Ergo, il desiderio del territorio di Siracusa non avrebbe alcun valore. Ma questo significa anche altro e cioè che nell’eventualità di una revoca si materializzerebbe subito la possibilità di un ricorso. E questo ci riporta a un altro appuntamento importante: l’udienza al Tar prevista sempre per oggi sulla scorta di un ricorso presentato tra dicembre 2015 e gennaio 2016 da quella che, un tempo, era la cordata di Confindustria e che, nel corso di questi ultimi 18 mesi, ha perso tante di quelle 30 sigle che la componevano. Tra le defezioni ce ne sono due più interessanti: quella di Confindustria e quella dello studio legale che aveva seguito la cordata fino allo scorso febbraio. Sembra che non si siano messi d’accordo su chi doveva pagare le spese legali. Ma questa è un’altra storia. Il ricorso che va in udienza domani al Tar conteneva anche una richiesta cautelare di sospensiva della procedura di accorpamento che però nell’udienza del 14 gennaio 2016 venne ritirata. L’udienza di oggi basterà, da sola, a fare chiarezza? Sembra proprio di no, quindi bisognerà aspettare almeno un altro appuntamento presso il Tribunale di giustizia amministrativa.
Gli appuntamenti non finiscono qui, perché la Camera di Ragusa ha già convocato il proprio Consiglio per il 26 maggio per decidere cosa fare alla luce della decisione che prenderà oggi il ministro, ma anche per stare dietro alle scadenze che si susseguiranno freneticamente nei prossimi giorni. Ed ecco quali sono: il 29 maggio si insedia il Consiglio della nuova Camera di Commercio di Messina e interessanti voci di corridoio danno per probabile, anzi probabilissimo, come nuovo presidente Ivo Blandina, già presidente di Confindustria Messina. Per la matematica certezza, però, bisognerà aspettare lunedì.
Il giorno dopo, il 30 maggio, si riunisce UnionCamere Sicilia e le previsioni di una discussione accesa sono tante. Anche perché, se l’accorpamento a tre (Catania, Siracusa e Ragusa) salta bisognerà ricominciare da capo, ma le possibilità sono ormai esigue. Nel resto dell’Isola infatti i giochi sono fatti e l’unica possibilità-altra è quella di mettere insieme Siracusa e Ragusa – che in realtà non si amano tantissimo – e lasciare sola Catania. Solo così sarebbero garantiti i numeri di imprese e bilancio imposti dalla Legge Madia, anche se andrebbe a gambe all’aria il numero finale di Camere di Commercio presenti in Italia. La Madia infatti ne imponeva 60 e al momento – esclusi gli accorpamenti siciliani – se ne contano 68.
Un’altra scadenza è prevista per l’8 giugno. Data entro cui UnionCamere e il suo presidente, Ivan Lo Bello, dovrà decidere e proporre al Governo – così come stabilito dalla Madia – gli accorpamenti di quelle Camere i cui accorpamenti non sono già concretizzati. E parlando di Ivan Lo Bello torna in mente un aneddoto che ci ha raccontato il sottosegretario Giuseppe Castiglione e che risale a due anni fa, per la precisione a luglio 2015. Anche in quel caso l’accorpamento tra le tre Camere di Commercio del Sud Est della Sicilia era all’ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni e Castiglione sollevò la necessità di un rinvio affinché il mondo politico e tutti i territori interessati potessero esprimere un parere su questo accorpamento che stava per coinvolgere le tre Camere più grosse della Sicilia. Il rinvio venne accettato tra scoppiettanti brusii. E poi, in aeroporto, Castiglione incontrò Ivan Lo Bello che gli sottolineò che la politica non sarebbe dovuta entrare nell’accorpamento che era di competenza esclusiva delle Camere. E oggi sembra quasi un paradosso che sia proprio la politica a decidere di una materia che alla politica non spetta proprio.
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24 Maggio 2017, 20:26